I ritratti di una leggenda: Claudio Marchisio

Un attimo, uno sguardo, una lacrima valgono più di qualsiasi altra cosa. Quel singolo momento rimane impresso per sempre e il nostro Principino dagli occhi azzurri e glaciali si è lasciato andare, scoprendosi e lasciando aperta una porta per la propria anima. Il suo io bianconero è venuto fuori, in un atto di sincerità e commozione.

L’emblema della juventinità, dello spirito di sacrificio, dell’etica lavorativa, del non accontentarsi mai, non ha retto. Un pianto liberatorio, intrinseco di emozioni, di realizzazione e, soprattutto, di comprensione. Claudio è stato sovrastato dalla grandezza di quanto appena fatto.

UNA VITA IN BIANCONERO

Siamo a dieci, con la prossima undici. Più di 360 presenze con i colori della sua squadra del cuore, una vera e propria bandiera, del calcio moderno e non. Un talento puro, un signore dentro e fuori dal campo, un leader silenzioso. Dall’inferno di calciopoli a sfiorare la Champions con le dita. Gli anni in bianconero di Marchisio sono stati semplicemente stupendi, i migliori che un tifoso (in questo caso giocatore) possano solo sognare.

Oggi, a ventiquattro ore di distanza dal sesto scudetto e dal double, i pensieri sono tornati lì. Cardiff, il Real, la Champions, il coronamento di una carriera straordinaria.

L’INFORTUNIO

“Non sono riuscito a trattenere le lacrime, questa volta proprio NO! Perché l’anno scorso non ero presente, perché questo scudetto è il sesto di fila, perché ogni scudetto è importante come il primo, perché festeggiarlo insieme a VOI è sempre qualcosa di unico e magico!! Siamo nella storia, fino alla fine forza”.

Le lacrime dicevamo, quel quid in più che ha reso ancor più speciale un traguardo che già lo era. L’anno scorso il mondo di Claudio si è capovolto, catapultandolo in una realtà a lui sconosciuta: la tribuna prima, la panchina poi. Fa male, malissimo veder la propria squadra giocare, vincere, soffrire e non poter alzare un dito. Poi la lenta ripresa, non del tutto completata e il nuovo inizio: il principino si è dovuto reinventare per l’ennesima volta, adattandosi nel centrocampo a due, rinunciando ai suoi inserimenti letali.

IL GRANDE SOGNO

Un nuovo inizio e una nuova possibilità, il presente ha voluto fare due grandi regali al numero 8. Il tempo si è fermato riportandolo a due anni fa, prima del crak al ginocchio, prima di Berlino. Probabilmente non partirà da titolare questa volta, ma poco importa.

Conta solo far parte di questa grande famiglia, lottare l’uno per l’altro e tornare a Torino con un regalo: per lui, per i tifosi, per Gigi e per tutti gli altri.

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