I RITRATTI DI UNA LEGGENDA, Sami Khedira: elogio all’Uomo Invisibile

Pochi giocatori nel calcio moderno riescono ad essere decisivi quasi senza farsi notare. Giocatori di cui a volte ti accorgi dell’importanza paradossalmente più quando non ci sono che quando ci sono. Uomini fondamentali in campo come nello spogliatoio per spessore morale, doti tecniche, lato umano e carisma trasmesso “a pelle” e non a parole. Uno di questi è senza dubbio Sami Khedira

L’INIZIO DI STAGIONE

Sami è giocatore totale. Un altro dei colpi meravigliosi della premiata ditta Marotta-Paratici, un parametro zero che i primi tempi sembrava un azzardo a causa dei tanti, troppi infortuni in cui era incappato nella parte finale della sua esperienza al Real Madrid e che sembravano accompagnarlo anche nella porzione torinese della sua carriera. L’anno scorso è stato un mezzo calvario: dentro tre partite, fuori cinque, poi due in campo e quattro fuori e via di seguito. Quando c’era, dispensava classe e determinazione come solo un Campione del Mondo può e sa fare; quando non c’era erano spesso dolori, come dimostra la partenza ad handicap della campagna 2015-2016.

Quest’anno, pare anche per merito di una dieta studiata a tavolino, gli infortuni si sono ridotti al lumicino e Khedira ha potuto giocare con una continuità che forse nemmeno lui stesso ricordava. Gli inizi sono stati esaltanti con anche diversi gol segnati, poi un inevitabile piccolo calo dovuto all’impiego costante e continuo cui probabilmente non era più abituato, ma il Mister non ha mai voluto rinunciare a lui nemme no nei momenti di appannamento. Troppo importante nel ruolo, troppo determinanti le sue giocate e la sua presenza, in un autunno in cui Marchisio era ancora infortunato e Pjanic stentava a entrare nei meccanismi della Signora. Il peso del centrocampo era tutto su di lui o quasi, con i vari Sturaro e Lemina a giocargli vicino, e con la licenza di segnare che sembrava non dispiacergli

LA RIVOLUZIONE DEL MODULO

La grandezza del giocatore si è poi rivista dalla primavera in poi. Senza aver quasi mai tirato il fiato si è trovato ad essere uno degli equilibratori fondamentali del nuovo 4-2-3-1 partorito da Allegri nel post Fiorentina-Juve, quel modulo che ad oggi tanto piace e ha portato alcune soddisfazioni enormi, una su tutte la meravigliosa prestazione di andata contro il Barcellona in Champions League, partita in cui tutti hanno giocato al massimo dei loro livelli. Leader carismatico e silenzioso, recupera tanti palloni e li gestisce sempre con semplicità disarmante.

È uno di quelli che gioca facile, facendo sempre la cosa giusta coi tempi giusti. Sembra di non vederlo mai e invece è sempre lì a “pulire palloni”, una dote rarissima. Da quando si è passati al nuovo modulo abbiamo assistito alla fioritura di Pjanic, ma questa è stata possibile grazie alle doti del tedesco che si è messo ancora una volta a disposizione e si è ritagliato uno spazio fondamentale nei due di centrocampo.

Marchisio ha così potuto recuperare con calma, arrivando in questo finale di stagione pronto per giocare le poche partite che Khedira ha dovuto saltare per squalifica o per il primo piccolo infortunio stagionale. Ha tirato la carretta per mesi e in un certo senso sta tirando il fiato ora, ma dovrebbe essere pronto per la Partita con la “P” maiuscola che ci aspetta il 3 giugno in quel di Cardiff.

Fuori dal campo è pressochè impeccabile. Mai un tweet fuori posto, mai un post fuori dalle righe sui vari social, ma sempre tanta voglia di partecipare alla vita e alle vittorie di squadra, come dimostrano le immagini bellissime del post partita di Coppa Italia: era infortunato e neanche convocato, ma a Roma c’era eccome e ha voluto partecipare alla premiazione e alla festa negli spogliatoi in divisa da gara. La Coppa Italia, così come il campionato, sono molto anche suoi, lo sa e voleva giustamente prendere parte alle celebrazioni. Così come è sua anche un pezzo della finale di Cardiff, e se tutto va bene sarà in campo.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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