Un’altra occasione persa

Una squalifica annunciata, quella di Kevin Strootman, si appresta a diventare un’altra occasione persa. Sì, per tutti: dai tifosi della Roma stessi ai semplici appassionati.

Il ricorso della Roma

La Roma prepara al ricorso: una operazione di routine e, in un certo senso, comprensibile. Da un punto di vista utilitaristico, ovviamente, è la conseguenza naturale a un provvedimento del genere.

I giallorossi puntano a dimostrare che Strootman abbia cercato di evitare il contatto, saltando. Sarà così che cercheranno di evitare l’assenza di una pedina fondamentale come l’olandese nel momento decisivo della stagione.

La tesi, in realtà, lascia alquanto perplessi. Se pure Strootman avesse voluto evitare il contatto, avrebbe dovuto segnalarlo all’arbitro.

Chi lo farebbe in campo? Nessuno, ma il discorso è un altro. In campo, molto spesso, hanno la meglio l’istinto e la voglia di vincere: ma fuori deve prevalere il buon senso.

Strootman ci è ricascato

In tutto ciò, pochi hanno sottolineato che il buon Kevin è recidivo.

Nel derby d’andata, infatti, fu protagonista di un’altra situazione simile. Simulò una caduta, dopo una (leggera) trattenuta di Cataldi, al quale aveva lanciato dell’acqua.

La campagna mediatica di quei giorni, fondata sulla retorica dei “poteri forti”, ebbe i suoi frutti: la squalifica fu cancellata.

Ne avevamo parlato qui, sottolineando le analogie tra le argomentazioni di certa politica e quelle della Roma.

Ma non solo: quella vicenda ha legittimato questo modo di relazionarsi con l’opinione pubblica.

Scrivevamo a dicembre:

“Il caso Strootman, però, segna un altro punto di svolta: la Figc si è lasciata persuadere da quella retorica. O, forse, ha scelto la revoca della squalifica per evitare ulteriori polemiche”.

Per questo motivo, anche se è poco auspicabile, è possibile rivedere un comportamento simile – a così poca distanza.

Che senso ha?

Fare ricorso, per quanto normale, è giustificare quanto accaduto. A mente fredda, facendo prevalere ragionamenti che esulano ogni valore sportivo.

Giustificare un gesto del genere, da parte di una società calcistica, è come rinnegare nei fatti ogni impegno per un calcio diverso.

È vanificare discorsi e progetti al fine di tutelare un interesse – nelle dimensioni – minore.

Baldissoni, un girone fa, arrivò a dire che Strootman non aveva “simulato proprio niente”. Anche se le immagini dicevano che, almeno, aveva accentuato decisamente la caduta.

E aggiunse che la Roma era in una “fase critica e rilevante della stagione, perché stiamo per affrontare Milan e Juventus, e guarda caso subiamo una squalifica assolutamente inattesa e inconcepibile”.

Discorsi, lividi di complottismo, che speriamo vivamente di non dover più risentire. La rinascita e la crescita del calcio italiano passano, inevitabilmente, anche da questo.

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