Atalanta-Juve, l’analisi tattica: la cambia Allegri, ma Gasp indovina due mosse fondamentali

Chiusi, veloci in ripartenza. E soprattutto: attenti. Gasperini non lascia mai nulla al caso, contro la Juve poi ha sempre particolari attenzioni: sa come colpirli, sa come colpire chiunque. E sa soprattutto che bloccati sulle fasce, e tenuto a bada Dybala, i bianconeri possono essere ben altra cosa. In poche parole: assai vulnerabili.

Se da una parte fa discutere la scelta di Hateboer, dall’altra l’ex tecnico del Genoa prende senza indugi le proprie rivincite: ma non su Hateboer, quanto sulla quadratura di una squadra che non si disunisce, né cade sotto i colpi del centrocampo juventino. È avanti: fisicamente e mentalmente. Un bel passo pure.

A ‘SPECCHIETTO’

Le ali son tarpate: Gasp decide così. E in fondo, il 4-1-4-1 nerazzurro ha un unico obiettivo: chiudere ogni spazio. A ripartenze ed estro, alle incursioni di Dybala e ai tagli di Pjanic (più o meno ben seguito da Freuler). E la Juve allora va alla personalissima ricerca del varco, con un occhio attento a Hateboer: perché poi inizia bene, l’olandese. Dando fastidio ad Alex Sandro e supportando un Conti strepitoso.

Tutto si gioca sui duelli: quello tra Mandzukic e Conti è il più bello, il più acceso. L’atalantino, almeno nei primi 45′, è però indomabile, anche per il croato. Che tiene, ma si fa vittima del continuo pressing: esattamente come la Joya, tartassato da Masiello in ogni luogo in cui il campo continua a farsi verde.
È un’Atalanta a specchio. O meglio: a specchietto. Perché si guarda indietro per farsi forte avanti, senza preoccuparsi dei giganti bianconeri. Ecco: il migliore approccio possibile.

NELLA RIPRESA

Con la ripresa cambiano carte in tavola e condizioni fisiche. I bergamaschi son pimpanti, ma un po’ si spengono quando la Juve pesca il coniglio dal cappello: voilà, Spinazzola serve un’ottima ripartenza mentale tutta bianconera. Da lì è gioco contro ripartenza, con il primo completamente di matrice bianconera: e chissà quanto s’è fatto sentire, Allegri. 

Dopo 20 minuti di tentati contropiedi, Gasp sceglie la qualità di Kessié – sempre largo a sinistra – per aumentare i giri e le chance. Ma è la Juventus a sfiorare a più riprese una remuntada che sarebbe profondamente meritata: merito di Cuadrado, soprattutto. In grado di sfondare il muro nerazzurro e di innescare Dybala, riapparso magicamente dalle tenebre nel secondo tempo. È inevitabile: l’Atalanta cala. E la Juve vuole approfittarne.

LA CAMBIA MAX

L’uomo del destino? Lichtsteiner. Inconsciamente, stavolta. Sì, perché Allegri alza Dani e sostituisce Cuadrado con lo svizzero: mai scelta fu più indovinata. E con lo spostamento del brasiliano, anche il baricentro dei bianconeri si fa più alto. E le mosse in avanti più imprevedibili.

Ma è Lichtsteiner, l’uomo del destino: lo è soprattutto quando si scontra con Pjanic, manomettendo i binari su cui viaggiava tranquilla questa partita. Niente, Freuler vince di fortuna. E Lemina non incide. Barzagli fa pure un mezzo autogol. Nel bene, nel male: la cambia Max. Ma soprattutto: la cambia la sfortuna. Pazzesco all’Atleti Azzurri d’Italia.

crico

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