Da Genoa a Genoa: esattamente un girone dopo, la metamorfosi di Allegri

NOI ALLEGRI NON LO VOGLIAMO“. Suonava duro e stridente il benvenuto di Max Allegri alla Juventus. Nessuno, all’epoca dei fatti, avrebbe mai immaginato ad un restio Antonio Conte, nè tanto meno che qualcuno sarebbe riuscito addirittura a far meglio del leccese. Il livornese, però sembra esser riuscito a sovvertire ogni tipo di pronostico. Ed i fischi pian piano si sono tramutati in applausi, i cori denigratori un vecchio ricordo: adesso si canta per sollevare Max. Non che ce ne fosse di bisogno, a quello ci pensano già i risultati. I passi falsi? Quelli non sono mai mancati, (pen)ultimo quello di un girone fa, proprio col grifone! Ecco perché oggi possiamo parlare di Metamorfosi di Allegri, degna di esser annoverata nel capolavoro di Publio Ovidio Nasone. No, stavolta non si pensi a Chiellini quando si parla di nasone.

UN GIRONE DOPO LA METAMORFOSI DI ALLEGRI

Certamente quel 17 luglio 2014 non è stato un episodio isolato. Sovente, infatti, la tifoseria bianconera ha mostrato il proprio disappunto verso l’allenatore toscano. Andando in ordine cronologico, l’ultima trama di questa vicenda risale allo scorso 27 novembre, in occasione di Genoa-Juventus.

Due momenti diversi per due squadre irriconoscibili. Il Genoa di Juric viveva il proprio momento di grazia, guidato dalla rivelazione Simeone. La Juve, concreta ma non spettacolare, aveva già fatto suonare qualche campanellino d’allarme da Vinovo. Era il frangente della difesa a tre ad ogni costo, diDani Alves è arrivato a Torino per vacanza”, dei fischi ad Hernanes, di Cuadrado seconda punta. Quante cose son cambiate in cinque mesi: quasi tutto. La difese a tre, eccetto per spezzoni di partita, è definitivamente abolita,Dani Alves, tra genio e follia, sembra esser tornato devastante, Cuadrado nel tridente è imprendibile anche al pensiero, ed Hernanes, infine, nuota in una vasca di soldi lontano da Torino.

In tutto questo c’è, ancora una volta, la mano paterna, attenta e precisa di Allegri. Chissà se davvero, come lui stesso afferma, ha sognato e messo in atto il cambio modulo tanto atteso. Se fosse davvero così, tanto di cappello a Sigmund Freud per il suo capolavoro “L’interpretazione dei sogni”. In caso contrario la standing ovation va a quell’uomo tanto discusso e denigrato, troppo spesso considerato per partente alla volta di Londra, sponda Arsenal. A lui va il merito di aver creato una Juve dura come il granito ma bella come un diamante, favolosa ma reale. A lui va un plauso perché, per la seconda volta in tre anni, il sogno triplete è lì a pochi passi e la si può quasi toccare allungando una mano. Dire che in fin dei conti importa poco come andrà a finire nella lotta alla grande coppa è mera ipocrisia. Conta eccome!

“NOI ALLEGRI LO VOGLIAMO”

Ma intanto, nell’attesa e nell’auspicio di un finale di stagione memorabile, gli juventini possono godersi un nuovo condottiero, che per eroismo si è contraddistinto più del predecessore. Il condottiero, dal canto suo, può godersi fino all’ultimo decibel ogni apprezzamento, ogni coro per lui. Perché “NOI ALLEGRI NON LO VOGLIAMO” ormai è solo parte del passato. Adesso Allegri è ben voluto da tutti, comunque vada a finire (e qui è il caso di dirlo). Perché ancora una volta tesse la tela di giorno e la disfa di notte. Nella speranza che Ulisse, stavolta, possa arrivare davvero.

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