Bentornato (e benvenuto) Rolando Mandragora

Una nuova era, un po’ per tutti. E un nuovo inizio, proprio sul finale: che belli, in fondo, certi paradossi. Soprattutto se ti chiami Rolando Mandragora, giochi per la Juventus e non hai neanche vent’anni. Soprattutto se la squadra che più di tutti ha puntato su di te – spendendo 6 milioni più altri 6 di bonus -, finalmente ti lancia in campo, ti dà fiducia, ti fa sentire il suo appoggio fino in fondo. Senza allo stesso tempo metterti pressione.

IL TEMPO GIUSTO

Serviva tempo. Ne serviva in quantità importante, giusta, non indifferente. Serviva tempo per recuperare dal problema al ginocchio, maledetto scotto da pagare per l’ulteriore crescita fisica e mentale. E serviva tempo anche per ambientarsi, respirare l’aria di Vinovo, guardarsi attorno e iniziare a riconoscere casa. Non sarà stata una passeggiata finora, per Rolando: tra Genova e Pescara a dettare legge, poi alla Juve sul più bello. Ma con un infortunio grave e clamoroso nei tempi e nei modi. 

La risalita s’è fatta di step necessari, obbligatori: il recupero a casa, la fisioterapia a Torino. E i primi calci ad un pallone quando tutti sudavano i primi punti stagionali. Li ha visti da lontano, con qualche fugace allenamento in gruppo per testare la tenuta e scacciare via le prime preoccupazioni. Un percorso enorme, culminato al tempo giusto: perché con qualche pecca di qualità di troppo lì in mezzo, ci sarà bisogno anche di lui.

VICE PJANIC?

Non si sa cosa effettivamente voglia fare la Juventus con il suo cartellino. Molto probabilmente, il prossimo sarà un altro anno di transizione per Mandragora: in prestito, magari. A farsi le ossa, ad ascoltare il responso del campo su quanto effettivamente possa essere recuperato, specialmente dal punto di vista mentale. Il talento, però, resta indiscutibile: un paio di tocchi, stasera, e un lancio di trenta metri che Sturaro s’è visto piombare sui piedi. No, niente male. E sì, ci son stati biglietti da visita peggiori.

Il domani, comunque, dopo questo Juve-Genoa fa un po’ meno paura. Va così per i bianconeri, più vicini al sogno; va così per Rolando, rientrato definitivamente, pure sgraffignando una manciata di minuti decorosi. Quale sarà il suo futuro? Per il momento, si gode l’erba dello Stadium. Sognando di aggiungere altri momenti, e magari pure qualche assist. Lì, in mezzo al campo, il destino ha scelto che un giorno sarà tutto suo. In attesa di far suoi quegli istanti, bentornato Mandragora. Anzi: benvenuto. E in bocca al lupo.

crico

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