La normalità di una partita straordinaria

No, non siamo impazziti. La partita con il Barcellona non è, non può essere e non sarà mai una partita normale. Ma “normale” è quello che l’ha fatta sembrare la meravigliosa Juve di ieri sera. Arrivavamo da una settimana di proclami di remuntada, di “ne abbiamo fatti 6 al PSG, possiamo tranquillamente farne 5 alla Juve”, di “possiamo farne 3 in 3 minuti”. Tutte dichiarazioni che dovevano servire a spaventare una squadra che si è dimostrata più forte di tutto e di tutti.

I MERITI DEL MISTER

Ci sono, e sono tanti. Intanto, se la Juve è arrivata fino alla semifinale per la settima volta da quando esiste l’attuale Champions League (record assoluto per una squadra italiana) è molto merito suo, considerando anche che ci è riuscito due volte su tre tentativi. Ma è anche il modo che ne testimonia la bravura tattica e la capacità. Basti pensare che dei giocatori che arrivarono in finale due anni fa ce n’erano in campo solo due (Buffon e Bonucci): una grande dimostrazione di doti da condottiero assolutamente fuori dal comune. Non c’era uno zoccolo duro su cui basarsi, sono cambiati 9 undicesimi della squadra, eppure la sensazione di solidità generale si è mantenuta e anzi addirittura rinsaldata. E poi la forgiatura del nuovo piccolo fenomeno ormai mondiale Dybala, la reinvenzione di Mandžukić centrocampista (o tuttocampista forse, considerando che ieri era anche sulla linea di porta a difendere sul tiro sbilenco di Messi), l’illuminazione del nuovo modulo che sì, ha ufficialmente retto di fronte all’esame europeo, e anzi lo ha superato a pieni voti. Uno che lavora, e bene, con quello che ha. Che poi la materia prima sia di ottima fattura è un’altra questione, ma provate a dare un tartufo a un cesellatore o un diamante a un cuoco e vediamo cosa ne esce.

L’UNITA’ DI SQUADRA

Molto, moltissimo hanno fatto i giocatori. Facciamo fatica a trovare un preferito in queste due partite, Dybala e Buffon sugli scudi a Torino, Chiellini e Pjanić ieri al Camp Nou, ma è impossibile preferirli agli altri. La fame di chi è arrivato nuovo, la mentalità dei senatori, la calma proclamata dall’allenatore, la voglia di stare tutti insieme, tutti uniti, fino alla fine. Ieri traspariva tranquillità nei giocatori, una serenità da partita, appunto, normale. I media ci avevano messo il carico, i giocatori lo hanno scaricato in fretta. Allegri nel post gara ha detto “Potevamo giocare altre 24 ore, non ci avrebbero fatto gol”. Era esattamente la sensazione che si aveva nel vedere i gocatori in campo. Mai in affanno, sempre attenti e concentrati, forse un po’ arruffoni in certe ripartenze che potevano essere gestite meglio. E alla fine le occasioni nette sono state più per la Juve che per il Barcellona, costretta a cercare sempre la giocata forzata da fuori a dispetto di un possesso palla sul 70% o giù di lì.

Zero gol subiti in 180 minuti dall’attacco forse più forte di sempre, capace di segnare 91 gol finora solo in questa stagione, danno l’idea della straordinaria prestazione della Juve. Una doppia prestazione in realtà che deve diventare sempre più la normalità, per esaltare anche in Europa il fascino della Vecchia Signora

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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