Cinque giorni di passione: errori e vendette, ma le rimonte preoccupano

Cinque giorni di passione. E d’amore, in un certo senso: perché una reazione così è figlia soltanto di un sentimento forte, ossessivo, andato a male o perduto. O forse mai davvero conquistato, mai del tutto almeno. Ma i fantasmi, almeno per una sera, lasciano a Napoli il tempo che trovano: c’era lui, Gonzalo, e in tribuna chi gli ha dato il benvenuto e il benservito, scrollando sulle sue spalle tutto il peso di una scelta terribilmente complicata.

ERES TU, ADL

Il calcio spesso si sintetizza negli sguardi. Nel primo gesto che il tuo cervello comanda dopo un carico di pressione: decide chi sei, quell’istante. Realizza le tue vere intenzioni, racchiude i desideri più nascosti e li mette sotto la luce dell’istinto. Ecco: Higuain non poteva non pensare a ciò che avrebbe fatto. È che lo desiderava con tutto il cuore. E allora scappa, com’è scappato il gesto a fine partita di domenica, così come la sfida lanciata alla curva – sempre indicando lì, lassù, tra poltroncine e autorità.

“Eres tu”, ‘tu hai fatto tutto questo’, recita e manda a memoria il Pipita. Crudo e convincente, a differenza dell’ex “padrone” che s’aggira e si tormenta con lo sguardo di chi avrebbe fatto meglio ad essere altrove. Del resto, il calcio è una delle metafore più pazzesche della vita: le gatte vanno al lardo e ci lasciano lo zampino, non si sputa in cielo perché ritorna in faccia, né si sfrega la ‘mazzarella’ perché c’è rischio incendio. Ah, ma quello c’era a prescindere: fortuna che Higuain sa come si fa. Anche a uscirne a testa alta quando c’è un mondo intero pronto a schiacciarti nel baratro. 

NOTE DOLENTI

Allegri avrà però preso appunti: messo da una parte il carattere del suo nove, nelle altre pagine bianche ha dovuto per forza di cose scarabocchiare brutti pensieri. Del tipo: quattro gol in due partite, son tanti. O anche: tre rimonte in due partite, son troppe. Dunque, qualcosa c’è da aggiustare: anche perché questa è la settimana più importante della stagione, il campionato non è affatto chiuso e in valigia c’è solo una finale conquistata con le unghie e con i denti.

Son note dolenti, però. Tutto questo soffrire, per quanto il Napoli possa aver legittimato il risultato di questa sera, non è da Juve e mai lo sarà. Chiaro: se non ci fosse stato l’errore di Neto, probabilmente parleremmo di un’altra partita. Tuttavia, il problema s’è palesato, resta, fa discutere e pure un po’ spavento: soprattutto perché figli di sbagli individuali e poca concentrazione. Saranno episodi isolati? Prevenire è meglio che curare.

crico

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