Quanto l’antijuventinismo diventa mestiere, l’odio diventa violenza: occhio alle conseguenze

Quando l’antijuventinismo diventa mestiere, il rischio è, purtroppo, che si possano verificare tragiche conseguenze.

L’accanimento contro i colori bianconeri esiste sin da sempre: per dirla nel gergo storico, è più paragonabile ad una Guerra dei cent’anni che una Seconda Guerra Mondiale. Già, perché le tristi vicende scatenate, tra i tanti, da Hilter ebbero la durata di “soli” sei anni. La Terra, invece, ha girato intorno al sole ben 119 volte da quando la Juve ha iniziato ad allietare le nostre giornate, ma i vili attacchi contro la Signora, oggi come allora, non accennano minimamente a placarsi.

DEFERIMENTO AGNELLI: ANALOGIE CON FARSOPOLIcentrocampo

Da ormai sei anni la Juventus regna incontrastata in Italia, lasciando agli avversari soltanto le briciole. La scena che ci ritrova davanti è simile a ciò che Dante descrive nel Convivio, col Sommo Poeta pronto a raccogliere il pan degli angeli caduto dal tavolo della beata mensa. Questa supremazia ha probabilmente infastidito molti addetti ai lavori che, dato il buon esito del 2006 in seguito al processo di Farsopoli, han deciso di provare a bissare la disfatta bianconera. Ricomponendo i tanti piccoli pezzi di questo puzzle, potremmo capire come l’immagine che ne vien fuori sia molto simile a quella di dieci anni fa. Una Juventus fortissima, capace di dominare i compatrioti con pochi grattacapi, costretta a sopravvivere con la stampa ed i giornali. A differenza del decennio scorso, però, stavolta la Signora – purtroppo per qualcuno- può far affidamento su una dirigenza forte, solida e che difficilmente potrà essere distrutta. A dirlo è soprattutto l’avvocato Paco D’Onofrio in un’intervista esclusiva ai nostri microfoni.

ANTIJUVENTINISMO→ODIO→VIOLENZA

In questa tensione generale il deferimento al presidente Agnelli, che è un’accusa e non una condanna, potrebbe essere solamente la meno grave delle conseguenze. Le più gravi quali potrebbero essere? A tal proposito i fatti di domenica scorsa potrebbero darci un indizio. L‘assalto al pullman juventino è gravissimo per una molteplicità di motivi. Innanzitutto perché i veri colpevoli vanno ricercati non tanto negli imbecilli/vandali che han preso a sprangate l’autobus in viaggio verso Torino (poco importa se poi quei teppisti fossero napoletani o newyorkesi, islamisti o buddisti), tanto più in coloro che fomentano la rabbia e l’indignazione delle masse spingendole alla cultura dell’odio. Insomma, senza girarci troppo intorno, sono principalmente i giornalisti in giacca e cravatta i maggiori esponenti dell’antijuvesofia, che con i loro tweet e dichiarazioni favoriscono ciò che è successo, per fortuna senza tragiche conseguenze. Magari all’interno di quel pullman, però, si trovava un bambino estasiato dall’attesa di incontrar per la prima volta dal vivo la propria squadra del cuore. O magari la prossima volta non andrà così e qualcuno potrebbe persino rimetterci la vita. In quel caso, ancora su Twitter o davanti le telecamere, diventerebbero tutti buonisti e moralisti.

Bisogna porre rimedio adesso, domani potrebbe già essere troppo tardi. 

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