Deferito il presidente Andrea Agnelli, ecco cosa rischia la Juventus

Una vigilia di campionato alquanto particolare in casa bianconera. Il deferimento che ha colpito il presidente Andrea Agnelli ha spostato l’attenzione dal campo e dalla sfida di domani al Marassi con la Sampdoria alle aule dei tribunali. Prima di giungere a facili e pretestuosi giudizi, però, è bene capire di cosa stiamo parlando e, soprattutto, cosa rischia concretamente la Juventus in seguito al deferimento del suo presidente e della stessa società per responsabilità diretta.

DEFERIMENTO. Nello specifico “deferire” significa rimettere qualcuno all’altrui giudizio. Nel caso in questione è la Procura federale che deferisce alla Commissione Disciplinare, entrambi sono organi della Giustizia Sportiva. Nell’ambito della giustizia sportiva esistono due gradi di giudizio: quello di primo grado della Commissione Disciplinare e quello di secondo grado, definitivo, della Corte di Giustizia Federale. Il deferimento della Procura federale comporta il fatto che la situazione del soggetto in questione verrà esaminata con procedimento della Commissione Disciplinare che emetterà una sentenza contro cui si potrà ricorrere presso la Corte di Giustizia Federale, la cui sentenza sarà invece definitiva.

MOTIVAZIONI E RISCHI CONCRETI. Sono arrivate anche le motivazioni del deferimento nei confronti del numero uno della Juventus Andrea Agnelli. Come si legge appunto nelle motivazioni, il presidente della Juventus è stato deferito“per la violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’obbligo di osservanza delle norme e degli atti federali, perché, nel periodo che va dalla stagione sportiva 2011-12 a quantomeno tutta la stagione sportiva 2015-16, con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi ‘ultras’ al fine di evitare alla Società da lui presieduta pesanti e ricorrenti ammende e/o sanzioni di natura sportiva, non impediva a tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti “gruppi ultras”, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazioni di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza previa presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizioni di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.

Adesso la domanda che tutti si fanno è sempre la stessa: “cosa rischia in concreto la Juventus?”. Bene, sicuramente per Andrea Agnelli si preannunciano giornate piene e a dir poco burrascose. Il presidente bianconero, però, anche nella conferenza stampa lampo di ieri pomeriggio è stato in più occasioni chiaro: “Difenderò il buon nome della Juventus più volte infangato”. Il riferimento, chiaro e per nulla nascosto, è a Calciopoli e alla turbolenta stagione del 2006, maledetta per tutti i tifosi juventini. Una precisazione, però, è d’obbligo: nonostante il clima che si respirava ieri a Vinovo era quello della vigilia di una nuova battaglia giudiziaria e non di una partita, la situazione di oggi non ha nulla a che vedere con quella di undici anni or sono. Sulla base dell’articolo 12 del Codice della Giustizia Sportiva, la Juventus rischia al massimo la sanzione dell’ammenda, in una misura che, stando al citato articolo del CGS, oscilla da 10.000 a 50.000 euro.

Aristide Rendina

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