Ai limiti della follia: il paese dei piagnistei e dell’ a-normalità gratuita

Una partita importante aspetta oggi la Vecchia Signora. Juventus-Porto deve sancire il passaggio ai quarti di Champions, ecco perché la concentrazione sarà massima. Eppure, nella conferenza stampa di Massimiliano Allegri, non poteva non essere toccato un argomento fondamentale: le polemiche.

CONDIZIONE PESANTE

Da Juve-Napoli in Coppa Italia fino a Juve-Milan di venerdì scorso, di parole se ne sono spese tante. La divisione tra complottisti e juventini è diventata ormai insanabile, portando a reazioni esagerate che hanno influenzato persino il campo.

La dimostrazione palese sta nella reazione dei giocatori del Milan, che a fine partita hanno vandalizzato lo spogliatoio bianconero. Un atteggiamento, questo, da parte dei giocatori di una delle squadre più importanti d’Italia, che è inaccettabile. Un atteggiamento che lascia comprendere come tutto il “sistema calcio italiano” si stia facendo opprimere letteralmente da questo clima teso e pesantissimo. Un clima che oltre a tale tipo di reazione porta, inevitabilmente, ad un odio diffuso tra tifoserie che va ben oltre sfottò e striscioni ironici. Il calcio italiano, a causa di tutto ciò, è in pericolo.

RIPERCUSSIONI PARTE I

Tra le conseguenze più immediate c’è quindi il fomentarsi di un odio che, nel nostro paese, è già di per sé radicato e radicale. Per l’italiano il calcio non riesce ad essere motivo di unione e di sano agonismo, come sempre lo sport dovrebbe essere, ma diviene solo mera competizione. Un modo per tornare alla ribalta, un modo per difendere la propria città e difendersi.

Qui Juventus-Napoli non viene letta come una partita di calcio, ma come una sfida tra Nord e Sud. Un dualismo tra due nemesi che non smetterà mai di essere vissuto come tale. E dunque mai potrà limitarsi soltanto all’ambito sportivo, così come testimoniato dalle parole di Aurelio De Laurentiis. “E’ da Camillo Benso di Cavour che il Nord odia il Sud – esordì il patron azzurro dopo Napoli-Real Madridad un certo punto si son scatenati tutti quanti contro”.

“Basta far casino e scasinare i rapporti in casa degli altri – continuò – così da aggiungere ad una sconfitta altra cattiveria e magari perdono ancora. La Gazzetta dello Sport ad esempio è sempre stata contro il Napoli”. Questo è il tipo di dichiarazioni che non fa altro che aumentare la già fitta tensione calcistica e non del nostro paese. Ed è il tipo di dichiarazioni che rende normale qualcosa che di normale non ha nulla: gli incidenti, i comportamenti inadeguati, le tragedie. Come quella che avvenne per la finale di Coppa Italia, Napoli-Fiorentina, e come quelle che ancora potrebbero avvenire, fomentando tale clima. E forse è meglio vedere la propria squadra perdere che vedere perdere la vita.

RIPERCUSSIONI PARTE II

Questo è sicuramente l’aspetto fondamentale e più importante, sul quale tutti dovrebbero fermarsi e riflettere. A partire dai tifosi sino ai mass-media. Perché un avvenimento che fa rumore non può, in alcun modo, essere strumentalizzato per l’arricchimento di questo momento di tensione. Tra le altre ripercussioni ci sono inoltre quelle relative al campo e, in particolare, ai più discussi in questo periodo: gli arbitri. Le accuse mosse contro la Juventus rischiano di pesare sulla classe arbitrale? Questo è stato uno dei temi affrontati anche a Sky Calcio Club, con l’ipotesi di un arbitro che possa essere condizionato da questo insostenibile momento. Si passerebbe così da “le decisioni prese a favore solo della Juve” a le “decisioni di compensazione di un arbitro intimorito”. Così si potrebbe trovare una “spiegazione” alle decisioni arbitrali prese durante Napoli-Crotone (del quale il club calabrese si è lamentato) facendo pensare ad una specie di “riparazione”.

Una “riparazione” ai torti subiti che porterebbe gli arbitri a prendere decisioni in merito all’andamento delle partite, ai torti negati ad una squadra prima e che andranno compensati poi. Un’ipotesi del genere sarebbe infernale, e con i piagnistei continui e i complotti a destra e a manca, fa seriamente paura. In tal modo nemmeno con la VAR si troverebbe fine a tutto questo, con dubbi addirittura sulle immagini scelte e utilizzate in campo.

A-NORMALITA’

La non accettazione della condizione dell’errore, quando c’è, nel calcio è la nostra normalità. E questo rende la nostra Serie A e il nostro vivere tale sport totalmente anormale. In questi giorni si è giunti ad un’esasperazione tale da mettere in discussione il dominio, per quasi sei anni consecutivi, della Juventus. Una Juventus che ha dimostrato di saper risalire dalla Serie B, con organizzazione e risultati sul campo, e tornare ai vertici meglio di tutti. E pensare che per sei anni tutto questo cammino sia stato costruito grazie a favoritismi arbitrali e a complotti anti-sud o semplicemente pro-Juve, è follia. Il problema di questo paese? E’ che qui la follia è normalità. Perché una società come la Juventus non sarà mai condizionata, nemmeno da un periodo in cui tutti le sono contro come questo. Perché i bianconeri sono sempre stati oltre il “pianto” quando le cose non vanno bene.

Perché in sei anni hanno dimostrato cosa significa lavorare per vincere, senza alcun tipo di alibi. Ma se si continua a piangere, addirittura dalle società stesse, invece di costruire, ci sarà sempre e solo follia. E da questo tipo di follia non può nascere nulla di buono.

“Io credo che il calcio italiano debba prendere un indirizzo completamente diverso. Penso che non siamo un buon esempio e soprattutto nella vita credo che ci siano delle regole e del rispetto […]. Serve educazione e poi la cultura della vittoria e della sconfitta, ma questo è un discorso ampio. Io ho una mia idea, ma in Italia è difficile. In Italia si promettono delle cose e poi si fa il contrario di quel che si dice. Se vogliamo essere costruttivi bisogna cercare di essere bravi nel fare cose per il futuro […]. Io sorrido a certe dichiarazioni, quando una settimana prima attaccano l’arbitro che non gli da un rigore, quella dopo è l’arbitro migliore di tutti. In Italia siamo ai limiti della follia. La gente va allo stadio e invece di guardar la partita, si fomenta. Poi quando accadono gli incidenti è una cosa normale. Non parlo da allenatore della Juventus, ma da padre. Bisogna fare un percorso diverso”.

Cit. Massimiliano Allegri

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