Var o non Var, da cambiare è la mentalità

La remuntada storica del Barcellona ha fatto parlare di sé anche per il generosissimo e inesistente rigore concesso ai blaugrana su un presunto fallo di Marquinhos ai danni di Luis Suarez. Un caso che sarebbe potuto essere risolto tranquillamente con l’utilizzo della Var. Ma siamo sicuri che la moviola sarà sufficiente a cambiare il calcio?

Troppe volte si è assistito a vere e autentiche sceneggiate in campo per ottenere un rigore o anche solo un calcio di punizione. E se a simulare sono i migliori giocatori al mondo, quelli a cui si ispirano anche i più piccoli, significa che qualcosa non funziona nel calcio. Non si discute sul talento dei vari Suarez, Neymar e Cristiano Ronaldo, ma sul loro comportamento in campo ci sarebbe molto, forse troppo di cui parlare. Ci limitiamo però a constatare come tutti e tre siano particolarmente avvezzi al condizionamento degli arbitri e a tuffi carpiati nel tentativo di ingannare la terna arbitrale.

Per quanto meritata la vittoria del Barcellona non può passare inosservata la condotta del Pistolero durante tutta la gara. Litigi con gli avversari, polemiche con il direttore di gara, un primo tentativo di simulazione andato male e alla fine il tanto agognato rigore. La FIFA negli ultimi 20 anni ha sempre preferito avvantaggiare gli attacchi e i migliori interpreti di questo sport, piuttosto che le difese. Ma perché continuare a permettere questi comportamenti senza prendere provvedimenti? La Var potrà sicuramente migliorare la situazione, ma non risolverà ogni problema. La moviola non potrà impedire il verificarsi di ogni forma di slealtà e qui dovrebbero proprio intervenire le varie federazioni, per esempio punendo con alcune giornate di squalifica i tuffatori provetto.

L’UNICO ESEMPIO

Fortunatamente c’è un esempio che va controcorrente con questa moda: Lionel Messi. L’argentino in 571 presenze con il Barcellona e 114 apparizione con la nazionale, ha ricevuto un unico e molto dubbio cartellino rosso all’esordio con l’albiceleste, e dimostrando sempre di preferire le vittorie guadagnate sul campo rispetto a quelle ottenute con l’inganno. La Pulce fa quindi ben sperare per i posteri, ma da sola non potrà sicuramente riabilitare un mondo interessato al successo a tutti i costi. E mai come in questo caso può essere confutata la storica frase di Giampiero Boniperti, perché vincere è sì importante, ma non è tutto.

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