Verrà il suo momento, ma non è questo il giorno

Nessuna bocciatura, nessun tentativo di “gettare la croce” addosso a un giocatore che per un motivo o per un altro non è riuscito ancora a ritagliarsi uno spazio importante nella Juventus. Marko Pjaca non è pronto e forse ci vorrà ancora un po’ di tempo affinché il giovane croato riesca a diventare, se non un titolare, almeno una valida alternativa.

Ciò che spicca è proprio questo suo non essere considerato la prima alternativa in caso di forfait o di cambio in corsa di un titolare in avanti, nonostante Pjaca sia l’unica opzione possibile oggi. Il 4-2-3-1 ha dato nuova linfa al gioco bianconero, ma ha messo in risalto un “problema” che con il 3-5-2 sembrava impossibile potesse verificarsi: la coperta corta in attacco.

PjacaSe Cuadrado, Dybala, Mandzukic e Higuain giocano contemporaneamente, in panchina chi ci va? Il solo Marko Pjaca non basta e non basta a maggior ragione se il suo ingresso in campo, spesso, sembra essere uno sforzo. Allegri si gira e il più delle volte appare indeciso tra il lasciare tutto com’è e il far entrare l’ex giocatore della Dinamo Zagabria.

Non siamo ai livelli tragicomici raggiunti dall’Inter con Gabriel Barbosa, ovviamente, Pjaca qualche minuto riesce a ritagliarselo, ma è davvero troppo poco per poter contribuire in maniera tangibile. Se poi il calciatore entra con il piglio da condannato a morte che si è visto con l’Udinese, la situazione diventa ancora più fastidiosa. Fastidiosa perché questa penuria di scelte offensive rischia di affaticare nel momento clou della stagione giocatori che hanno bisogno di brillantezza e gambe non appesantite per rendere al meglio.

Dimenticare il gol segnato al Porto, rete che ha permesso di sbloccare il risultato di Champions, sarebbe ingeneroso nei suoi confronti, ma è proprio per questo che il rammarico sale e il disappunto si mostra sul volto dei tifosi. Pjaca ha doti atletiche e tecniche di prim’ordine che si sono viste solo a sprazzi… sporadici, molto sporadici.

Di chi la colpa? Del giocatore che non riesce a integrarsi negli schemi e nel campionato italiano? Dell’allenatore che non gli lascia abbastanza spazio e tempo per mettersi in mostra facendolo incupire e costringendolo a provare spesso giocate individuali a discapito di quelle più utili? Colpa addirittura di Marotta per non aver preso un altro attaccante per permettere ad Allegri di girarsi con più tranquillità e non essere costretto a fare una scelta tra Pjaca e Rincon?

No, la colpa, in realtà, non è di nessuno, per il semplice motivo che non ci sono colpe da dare. Nessuno poteva prevedere che si sarebbe un giorno virato verso un modulo che avrebbe impegnato tutti gli attaccanti della rosa nello stesso momento. Nessuno può pretendere che Pjaca, con la sua giovane età, possa già essere già pronto per diventare leader di un club “pesante” come la Juve o che possa avere già il carisma per decidere le partite con dieci minuti di tempo a disposizione, come un novello Altafini.

Il percorso di Marko Pjaca è difficile, ma è quello giusto, per adesso. Serve tempo sia al giocatore per capire cosa voglia fare da grande sia ad Allegri per comprendere come sfruttare al meglio una risorsa come il croato. Fortunatamente, l’ambiente juventino non esaspera le situazioni, non cerca capri espiatori e non parla troppo e a sproposito, preferisce il campo allo show mediatico. È in un ambiente simile che Pjaca potrà crescere come una pianta rigogliosa e ricca di frutti.

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