Juve, è Carnevale, fanne coriandoli!

Nemmeno il tempo di metabolizzare (non è detto sia un male) il fatto d’avere un “perone” già nel prossimo turno della Uefa Champions League e il progressivo sfilacciamento della presunta concorrenza in campionato, che già si profila un altro impegno da preparare in fretta e furia, quello che opporrà Madama alla brigata Pulcinella nel primo atto della semifinale di Tim Cup; trofeo che detiene, con tutte le migliori intenzioni di suggellare uno storico tris consecutivo.

Da osservatori potrebbe essere naturale chiedersi se i calciatori, durante certi tour de force, quando la fatica obnubila la lucidità, sappiano per quale competizione stiano giocando, ma la domanda sarebbe retorica, giacché un pedatore di bianconero vestito sa bene che tanto, il suo obbligo di vincere, a prescindere dal prestigio e dalla risonanza del trofeo per cui incrocia i bulloni, rimarrebbe comunque tale.

Alla luce di una stagione in cui sono evaporati quasi del tutto i sogni di gloria a più alta gradazione lirica, la compagine partenopea, già normalmente ostica e ora costretta a puntare tutte le sue residue fiches sull’unico obiettivo teoricamente perseguibile, dovrà essere maneggiata con cura dalla miglior Juventus possibile.

All’uopo, poiché nell’economia degli equilibri zebrati il prodotto non è suscettibile di variazioni significative anche cambiando gli alfieri del pacchetto arretrato, a differenza, invece, di quanto accadrebbe nella terra di mezzo e sulle piazzole di sparo, è ragionevole attendersi una Signora in versione deluxe, scevra di ogni picadillo, con l’unica probabile eccezione del “predestinato” in luogo di Cuadrado e con l’irrinunciabile, “insostituibile” sacripante croato di Slavonski Brod a fungere da mediano d’offesa nell’ormai consolidato 4-2-3-1 spurio.

La missione, impegnativa, ma tutt’altro che impossibile, richiederà, per il suo felice compimento, l’assoluzione di due condizioni fondamentali: massima concentrazione nell’applicazione delle diagonali, sui cambi di versante d’attacco operati dagli aureliani, loro punto di forza e allo stesso tempo limite di una manovra monocorde, quasi ossianica, e minor narcisistico compiacimento nel procrastinare a oltranza la finalizzazione di triangolazioni, talvolta sublimi, effettuate all’interno dell’area ostile.

È sostanzialmente il vero miglioramento tecnico a cui la Göeba “italiana” deve tendere; quanto al ritmo, alla superiore velocità di circolazione della palla e a una mentalità meno orientata al contentarsi del minimo sindacale, peculiarità la cui elusione non è ammessa dal calcio praticato oltre confine, sono fiori, secondo il verbo del corifeo livornese, destinati a sbocciare ne “I giardini di marzo”.

La discrepanza fra una composizione e un mazzolino è piuttosto sensibile, tuttavia, i termini di consegna sono abbastanza ristretti, pertanto entro il 20 del prossimo mese, quando il football che conta si fermerà per una comparsata delle rappresentative territoriali, la qualità e ridondanza degli addobbi con i quali guarnire la corrente annata agonistica, saranno in larga parte svelate.

Per adesso, sarà pur vero che a Carnevale ogni scherzo vale, ma è meglio stare dalla parte di chi lo pratica, anziché subirlo e rimanerci male… Relativamente alle frattaglie, tranquilli; la regola del delubro sarà scrupolosamente ottemperata dai penitenti; si mormora con genuflessioni in risposta ai richiami e palpatine di cortesia a sostituzioni avvenute.

Augh!

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