Higuain: “Mai stato felice come alla Juve. Champions? Possiamo arrivare in fondo”

A 29 anni Gonzalo Higuain è una persona felice: “Qui, alla Juve e a Torino, ho trovato il punto di tranquillità della mia vita. Con il lavoro e fuori, in una città bellissima, che mi piace da morire”. Dove la pressione per essere stato pagato 90 milioni di euro diventa un privilegio: “Mi fa piacere sapere che mi hanno preso pensando di vincere la Champions”. Un viaggio che riprende domani in Portogallo, per il primo round degli ottavi di finale. Ecco l’intervista rilasciata dal Pipita a La Stampa.

IL PORTO, BUFFON E CASILLAS

Gonzalo Higuain, mai giocato a casa del Porto?  

“Sì, un paio di volte: con il Napoli, e ci eliminarono, ma era Europa League, e con il Madrid, ma non ricordo come finì. Bello stadio, bell’ambiente, con una squadra che gioca la Champions da sempre: forte e cattiva, sportivamente. Dobbiamo stare attenti”. 

Casillas lo sente ancora?  

“Qualche volta ci parliamo, l’altro giorno mi ha stuzzicato sui social, ma abbiamo un buon rapporto. E poi fa sempre piacere fare gol ai grandi portieri” (sorriso). 

Prima lui al Real, ora Buffon alla Juve: le è servito?  

“Giocare con i più forti ti fa migliorare, è logico. Chiunque tu sia, puoi sempre imparare. Basta guadare Gigi”. 

Ovvero?  

“È uno che ha vinto tutto, eppure sia allena come fosse un bambino. E così Dani Alves e altri compagni: è quella fame che ti fa vincere, anche se l’hai già fatto. Non è facile“.

È la cosa speciale della Juve?  

“Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta: non è una frasetta, ma l’esempio più chiaro dell’essenza di questa squadra. Arrivi in un modo, e non è che ti cambiano, ma cercano di migliorare il tuo punto debole. E poi ci sono tanti collaboratori, che non sbagliano mai, e tu devi solo preoccuparti di giocare: è una cosa fondamentale”. 

CHAMPIONS POSSIBILE?

Ora si sente juventino?  

“Mi sento felicissimo, per l’affetto che mi danno i compagni, i tifosi, la società, la città: mi sento parte di loro. E ho capito di aver fatto la scelta giusta“. 

La Juve vince lo scudetto da 5 anni e lei è costato 90 milioni: mai pensato che se va male in Champions diano la colpa a lei?  

“E perché mai? Non sento nessuna pressione. Anzi, per me è un privilegio sapere che mi hanno preso pensando di vincere in Europa”. 

Potete riuscirci?  

“Possiamo arrivare in fondo, ma dobbiamo stare tranquilli”. 

Lei lo è?  

“A 29 anni ho trovato il punto di tranquillità mentale della mia vita, nel lavoro e fuori. Gioco in una squadra che lotterà per la Champions e ho trovato una città bellissima, nella quale mi piace da morire passeggiare”. 

Senza pensare al calcio?  

“Non siamo robot, è giusto viversi la vita: siamo giovani, ma gli anni passano in fretta. Certo, se non gioco bene o la partita va male ne vorrei subito fare un’altra, ma non muoio”. 

PROTAGONISTA NEL 4-2-3-1

Con il nuovo modulo non corre rischi: in A, sei partite, sei gol.

È un caso, anche prima segnavo: dovevo solo abituarmi, era la prima volta che giocavo in quel modo”. 

Con il 3-5-2: con il 4-2-3-1 invece va con il pilota automatico?  

“Ci ho giocato per anni e ora il mister ha avuto il coraggio di cambiare, pensando di avere i giocatori adatti”. 

Il sistema a 5 stelle funzionerà bene anche in Champions?  

“Abbiamo un allenatore e la decisione spetta a lui: noi dobbiamo solo cercare di giocare nel migliore dei modi”. 

RAUL IL MAESTRO, RONALDO L’IDOLO

Nel dubbio, lei segna: i gol sono tutti uguali?  

“Certo che no, perché c’è differenza tra quello su respinta e altri più difficili: però è vero che devi sfruttare ogni occasione”.

La cosa più importante per un attaccante?  

“Lo smarcamento è fondamentale, su quello lavoro molto anche in allenamento”. 

«Copia i movimenti di Raul», le diceva Fabio Capello a Madrid: andò così?  

“Ho imparato da lui, certo, da Van Nistelrooy, Cassano, Ronaldo, anche se lo vidi per appena un paio di mesi. Quando hai 18-19 anni e puoi giocare con grandissimi campioni, è un gran privilegio. Guardare quel che fanno e sentire quel che dicono, serve”. 

Quale è stato il modello?  

“Ronaldo, il brasiliano, è stato il più forte di tutti. L’unico di cui guardassi i video, ma non provavo a fare le stesse cose: era molto difficile”. (sorriso) 

E SU DYBALA….

Conta più il talento o il lavoro?  

“Puoi non muovere un dito se sei Maradona, Messi, Ronaldo e forse qualcun altro che dimentico: ma il lavoro è fondamentale, in tutto. È per questo che sono riuscito a fare quello che sognavo da bambino”. 

Che talento ha Dybala?  

“Sa leggere molto bene la partita: insomma, vede il calcio come sanno fare i grandi, anche se è giovanissimo”. 

Dicono che sarà il nuovo Messi: lei cosa ne pensa?  

“Odio i paragoni, allora dico che Dybala deve diventare Dybala, uno che ha il potenziale per essere tra i migliori del mondo. Ma bisogna lasciarlo stare”. 

Pesa non tirare i calci di rigore?  

“Avevo parlato con Paulo, era un momento in cui voleva calciarli e per me non c’è problema. Qualche volta li tira lui, altre volte posso farlo io o un altro compagno”. 

 

Dybala non segnava da quattro partite e pareva in crisi: le diceva qualcosa?  

“Nel calcio va sempre cosi, a me in dieci anni sarà successo tre milioni di volte. Gli ripetevo quel che mi dice sempre mia mamma: “Bene o male, meglio che si parli di te. Preoccupati quando non lo faranno più”. 

E il miglior consiglio di suo papà, difensore, qual è stato?  

“Da lui ho preso la forza mentale e la cattiveria. E il modo di disturbare i difensori: ma questo è un segreto”. 

Ogni suo colpo è improvvisazione o preparazione?  

“Dipende. Il primo gol di Cagliari e quello con il Palermo sono molto simili: in quei casi sai che il 90 per cento delle volte il portiere va a terra e allora avevo già deciso di fare il pallonetto. A volte va bene, altre male”. 

Higuain-Dybala: la Juve ha il miglior attacco della Champions?  

“Domanda difficile: non lo so, perché in Europa ci sono i più bravi. Ma so che siamo una squadra forte e sappiamo di poter arrivare in finale. Dunque, dobbiamo cominciare bene a casa del Porto”. 

CASA JUVE…

E com’è casa Juve?  

“Giocare allo Stadium è spettacolare. Prima di entrare in campo vedi le foto di Platini, Baggio, Zidane, Del Piero e ti dici: “con la stessa maglia posso non dare il massimo?”. 

Su quei muri finirà anche la sua faccia?  

“Sarebbe un grandissimo onore, ma prima devo fare e vincere ancora tanto. C’è la Champions, per esempio”. 

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