Dani Alves: “Possiamo arrivare in fondo, la fama fa schifo”

Il terzino della Juventus, Dani Alves, ha concesso un’intervista al quotidiano spagnolo Abc per parlare del suo addio dal Barcellona e della sua nuova avventura in Italia. Queste le sue parole.

L’ADDIO DAL BARCELLONA

“Volevo uscire dalla mia comfort zone e competere ad alto livello con un club vincente e con una grande tradizione. Mi ritengo un vincente. E la Juve è una squadra vincente. La Juve è un’istituzione, che ha sempre da insegnarti qualcosa. Qua si lotta sempre per vincere. Sono felice qui, e ho tante nuove sfide in questa grande squadra. Mi piace se la gente mi vuole. Ma non resto dove non mi vogliono (riferendosi alla dirigenza catalana). Durante le mie ultime tre stagioni si parlava sempre di una mia possibile partenza, ma nessuno dei dirigenti è venuto a dirmelo in faccia. Hanno dimostrato di essere falsi e senza un briciolo di gratitudine. Non mi hanno dimostrato alcun rispetto. Sono venuti ad offrirmi il rinnovo solo dopo il blocco di mercato imposto dalla Fifa. A quel punto ho firmato il rinnovo, con la clausola per liberarmi gratis. Ma la dirigenza che c’è ora al Barcellona non ha alcuna idea di come trattare i propri calciatori” 

CHAMPIONS

“Abbiamo una squadra che può arrivare fino in fondo, su questo non ci sono dubbi. Però da queste parti sono molto superstiziosi, quindi meglio dirlo a bassa voce. Facciamo un passo alla volta. Ora c’è il Porto di Casillas, e dopo vediamo quello che succede”.

PROBLEMI NEL CALCIO

“Il calcio è molto ipocrita. Per questo sono deluso. La fama fa schifo. Da piccolo mi esercitavo a fare il mio autografo per quando sarei stato famoso. Ma era l’innocenza di un bambino. In realtà, non avevo idea di cosa significasse. Ora che sono famoso, mi sono reso conto che la gente come me non è vista bene. Il calcio provoca invidia, ipocrisia e false amicizie”.

IL RAZZISMO

“Se mi chiamano negro, non me la prendo. Ovvio, il razzismo è una cosa orribile. Ma dobbiamo concentrarci sulle cose positive. Non mi piace il vittimismo che esiste nella nostra società. Dobbiamo dare importanza alle cose che veramente contano”. 

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