Allegri Mask, il nuovo abito da cerimonia per la Vecchia Signora

“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”

E non si dica che Max non ha il coraggio di cambiare. Magari in alcuni momenti sbaglierà, ma ha dimostrato, in questi tre anni, di avere il coraggio di fare scelte difficili: basti pensare alla decisione di inserire Sturaro contro il Real Madrid, con il centrocampista sanremese autore di una delle migliori prestazioni della sua esperienza in bianconero, o alla formazione schierata all’Allianz Arena con il Bayern Monaco, riuscendo a sopperire in maniera impeccabile alle assenze di calciatori come Marchisio, Dybala, Chiellini e Mandzukic, fino a giungere alla scelta improvvisa del 4-2-3-1 schierato contro la Lazio.

3-5-2, UN MODULO NON PIÙ SOSTENIBILE

Dopo cinque anni di successi, ormai, il 3-5-2 aveva perso ogni ragione d’esistere, data l’assenza di un organico perfettamente congeniale a tale modulo. Con Alex Sandro e Cuadrado ad allargare il gioco, a prescindere dalla difesa a tre, sono necessari centrocampisti in grado di sfruttare al meglio gli spazi che si vengono a creare al centro in maniera costante. È stato così per la Signora contiana, lo stesso dicasi per la squadra che lo scorso anno poteva contare su Pogba. La Juventus di questa stagione non ha più due interni di centrocampo pronti a riempire ogni centimetro di spazio dell’area di rigore avversaria, né ha i giocatori giusti per essere padrona della linea mediana. Ed è per questo che, dopo cinque anni, è stato giusto riporre definitivamente in soffitta questo tipo di schieramento.

PROFONDITÀ E SCAMBI NEL BREVE, CHE DIFFERENZA C’È?

Il nuovo modulo scelto da Massimiliano Allegri consente di occupare al meglio ogni zona del campo, ma soprattutto di avere a disposizione soluzioni ottimali sia nel breve, con Pjanić e Dybala pronti a trovarsi a meraviglia, sia attaccando la profondità, con Cuadrado e Higuaín che sono tra i migliori al mondo a farlo. La presenza della Joya in costante movimento tra le linee e Bonucci pronto a impostare l’azione da dietro, poi, rende non più indispensabile la presenza di un regista al centro del campo, perché ci si trova praticamente ad avere un potenziale regista per reparto. Si può essere spettacolari anche senza alzare a centrocampo la linea dei difensori per novanta minuti e, soprattutto, anche inculcando alla squadra l’inclinazione al sacrificio.

PJANIĆ FINALMENTE AL CENTRO DEL GIOCO

Che si trovasse maggiormente a suo agio come centrale di centrocampo a due, Pjanić lo aveva fatto capire: alla Roma ha dato il meglio di sé proprio in quella posizione, e anche alla Juventus, a Lyon, aveva cambiato il volto alla sua partita con l’espulsione di Lemina e il conseguente spostamento al centro del gioco. Liberato dall’incredibile mole di lavoro fisico a cui è sottoposta una mezzala nel 3-5-2, il bosniaco è alla ricerca costante del pallone, sia per allargare il gioco sugli esterni, sia per duettare con Dybala per le vie centrali. E la percentuale di passaggi riusciti è elevatissima, al punto da superare il 90%

I FANTASTICI QUATTRO

Se la Juventus dei primi quattro scudetti aveva nel centrocampo il suo punto di forza, adesso i fantastici quattro sono quelli del reparto offensivo. Cuadrado, liberato da eccessive responsabilità in fase difensiva, riesce ad essere quella variabile impazzita capace di creare seri problemi alla retroguardia avversaria. E su Mandzukic consentiteci un discorso a parte: a volte viene da chiedersi se sia umano oppure no. SuperMario è praticamente ovunque: corre, lotta, si sacrifica, ma si concede anche il lusso di qualche giocata di classe. Per Higuaín, invece, sono finiti gli aggettivi: un fenomeno così, a Torino, non si vedeva dai tempi del miglior Trezeguet. Letale in area di rigore, non sbaglia un pallone quando c’è da impostare, finalmente ha raggiunto una condizione fisica tale da consentirgli una partita intera — o quasi — di scatti, ma anche di sacrificarsi se c’è bisogno.

SI PUÒ DARE DI PIÙ, PAROLA DI ALLEGRI

Questa squadra, però, come spesso ribadisce Allegri, ha ancora ampi margini di miglioramento, soprattutto a livello mentale: deve riuscire a chiudere prima le partite in maniera definitiva, ma soprattutto lasciarsi alle spalle quei momenti di black out che possono rischiare di riaprirla, come accaduto con il Milan in Coppa Italia, o quelle leggerezze di troppo che possono causare seri problemi alla difesa. Il gap tra Madama e le altre squadre d’Italia, oltre che tecnico, è innanzitutto mentale: è questo ciò che ha detto a chiare lettere l’ultima giornata di Serie A. E se la Juve può crescere ancora…

IL’ABITO DA CERIMONIA DI MADAMA

L’assenza di ricambi adatti – cosa normale, dato che si tratta di una squadra concepita per il 3-5-2 o 4-3-1-2 – rende necessario un utilizzo parsimonioso di queste risorse. Cuadrado in rosa non ha un vero e proprio sostituto e Mandzukic dirottato sulla fascia rende vacante la casella di vice Higuain. In sintesi: verrebbero a mancare le alternative a due dei punti cardine dello scacchiere. Sia chiaro quindi fin dall’inizio: Madama può concedersi di indossare questo abito solo per le grandi occasioni, quando è necessario liberare tutto l’immenso potenziale offensivo della squadra.

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