Higuain: “Vi dico tutto su Dybala. Alla Juve per vincere tutto. Porto? Siamo pronti!”

In una lunga intervista rilasciata al quotidiano torinese Tuttosport, Gonzalo Higuain ha deciso di parlare, una volta in più, dei motivi della sua discussa scelta, della fame immutata ed immutabile del gruppo bianconero, del rapporto con l’altro argentino, Dybala, delle pressioni a cui era sottoposto anche al Real, dei sacrifici fatti da bambino e anche una battuta sul grande amico della sua esperienza bianconera, il burlone Patrice Evra, sempre più vicino all’addio.

Finora quella in bianconero è stata davvero una bella esperienza. Difficile a volte, ma mi hanno aiutato e sapevo dove stavo arrivando. Ho trascorso bei momenti e siamo in crescita. Quando ho scelto ero consapevole di che mentalità avrei trovato. Avendo già giocato nel Real Madrid e a Napoli, non mi mancava l’esperienza e quell’abitudine a scendere in campo con il dovere di dover vincere sempre che mi hanno aiutato ad ambientarmi più velocemente“.

VOGLIA DI VINCERE – “La pressione è molto simile, praticamente uguale: nel Real Madrid e nella Juve si lotta per arrivare in fondo a ogni competizione. Entrambi i pubblici sono esigenti e carini. Sono due mondi che si assomigliano abbastanza da questo punto di vista. Io sono arrivato qui per festeggiare tante Coppe. La Juve è nata per vincere, lo dice la sua storia. Qui è l’unica cosa che conta e ti preparano per quello, ti trasformano in una macchina da guerra. La Juventus lo dimostra da anni, vincendo scudetti con 3-4 giornate d’anticipo: anche quello vuol dire qualcosa. Tra Torino e Madrid cambia magari il modo di giocare, ma la mentalità è la stessa: devi vincere tutto. A me ha colpito e colpisce il modo di allenarsi e la fame che continuano ad avere giocatori che hanno vinto 5 scudetti di fila. Non è facile mantenere la voglia quando trionfi tanto, qui invece sono tutti motivatissimi. E quando vedi gente così, ti viene ancora più voglia di lottare per gli obiettivi: in allenamento hanno tutti una fame e una cattiveria incredibili. Già a Madrid avevo giocato con calciatori che avevano vinto tanto, anche a Napoli ce n’era qualcuno. Nella mia carriera sono stato abituato a giocare con compagni d’élite. Sì, allenarsi con Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli e gli altri difensori è ogni giorno una bella prova: confrontarsi con i più forti ti migliora. Forse Chiellini è il più aggressivo. La difesa è importantissima e loro sono forti veramente, lo hanno dimostrato in questi anni. Confermo: sono i preferiti di mio padre, che era un difensore“.

CAMMINO IN CHAMPIONS – “Il Porto è una squadra che conosco, l’ho affrontata in Europa League con il Napoli e diverse volte in amichevole. Sono tosti, non sarà per nulla facile. Dipenderà da noi e dall’approccio che avremo: sarà dura. Adesso iniziano gli ottavi, la parte vera della Champions. Noi dovremo stare tranquilli e pensare che è una competizione che la Juve sta cercando. Speriamo che sia l’anno buono. I segreti? Approccio giusto, mentalità, un pizzico di fortuna. E ovviamente voglia di vincere, fame“.

L’APPRODO ALLA JUVE – “Quando mio fratello mi ha detto che mi voleva la Juve sono rimasto tranquillo, sereno. I dirigenti della Juventus sono stati molto decisi fin dal primo giorno che ne abbiamo parlato. E’ stata una decisione difficile. Venire qui e lasciare il Napoli non è stato facile, ma era quello che mi sentivo e sapevo che sarebbe stata la scelta migliore per me. Vi assicuro che non è stata una decisione presa in due giorni. Che la Juventus possa prendere i più forti non c’è dubbio. E’ una squadra top, con una società forte. Però non è facile. Con me è stato difficile, ma si è fatto. Con un altro magari non si farà. Dipende dalla volontà del giocatore e della società. Può capitare di darci dei consigli tra colleghi. Non è il mio caso, però. La mia è stata una scelta personale, presa con la mia famiglia. Ma è vero, in generale quando esce la notizia che una squadra ti vuole succede che ti informi, parli con gli amici che hai in quella squadra“.

UNA BATTUTA SUL NAPOLI – “Sarà emozionante tornare a Napoli, ho vissuto tre anni meravigliosi e sarò sempre grato alla gente. Però ora sono qua e sono felice. Con Sarri e con la squadra mi sono lasciato bene. Con molti sono ancora in contatto, ma con il presidente De Laurentiis no“.

IL SUO PREZZO – “Voglio ripagare la fiducia del club. In questo sei mesi il bilancio è positivo. Siamo primi in classifica, avanti in Coppa Italia, agli ottavi di Champions. Speriamo di continuare così e conquistare titoli. I cali di tensione? E’ difficile rimanere concentrati per 90 minuti. Quello che dice Allegri, però, è vero: non bisogna rischiare di rovinare le partite quando si hanno in mano. Ci sentiamo superiori? No, quello no. Il calo di tensione una squadra come noi lo deve avere poco o nulla“.

SU DYBALA – “Non sono un amico pressante e invadente. Paulo non mi ha chiesto nulla. Lo vedo sereno, non è disturbato dalla situazione. A vita nella Juventus? E’ giovanissimo, ha solo 23 anni. Dipende da lui, dalla società. Comunque sì, è da Juve! Paulo deve stare tranquillo. Il suo unico pensiero deve essere quello di lavorare per diventare un campione e restare a lungo ad alti livelli. Ha la qualità per farlo, ma si deve mantenere alla grande. Ce la farà, ne sono sicuro. Migliorerà ancora di più: può diventare tanta roba, un giocatore fortissimo. Ha la qualità e la testa. Ma quando sei giovane a volte diventa dura, è accaduto anche a me a Madrid. La cosa importante è restare equilibrati. L’aspetto più importante è avere attorno a sé le persone giuste: sono quelle che ti fanno arrivare ad essere un top player. Paulo lo diventerà di sicuro. Io ho 29 anni e da 10 anni gioco in Europa. Come dico a Dybala: riceverai tante critiche e tanti elogi, ma la cosa fondamentale è prendere tutto allo stesso modo, con equilibrio. Così si diventa forti. Fidatevi di me che sono stato un giocatore tanto elogiato quanto criticato. Io sono rimasto sereno e sono ancora nell’élite del calcio. Paulo è un giocatore che deve stare in contatto con il pallone tutta la partita. Se non succede, si innervosisce, non è a suo agio. Io, invece, posso tenerla di meno la palla. Il tempo del gol… Diciamo che mi innervosisco di meno anche perché so che a lui piace avere sempre il pallone. Come giocatore non lo scopriamo ora. E diventerà ancora più forte“. 

DA GIOVANE – “Ho ricevuto consigli preziosi da mio fratello Federico, che gioca negli Stati Uniti. A lui non sono mai interessate né le critiche né gli elogi. E’ stato fondamentale pure mio padre, come tutta la mia famiglia. E devo ringraziare Raul e Van Nistelrooy: quando sono arrivato a Madrid avevo 18 anni e loro mi hanno aiutato parecchio a crescere. Capello dice che arrivai da giovane già ‘vecchio’? Infatti inizialmente sarei dovuto andare al Castilla, la squadra B del Real, ma dopo due allenamenti Capello mi disse: ‘Resti con noi’“.

DOPO LA JUVE BASTA EUROPA? – “Sinceramente non lo so. Sono arrivato da appena sei mesi e ho un contratto di 5 anni. La mia testa sta qua. Quando finirà il mio contratto alla Juventus avrò 32 anni e non sarà la fine della mia carriera. Vediamo, non lo so“.

SULLA PARTITA CONTRO LA FIORENTINA – “Giocare nella casa di Batistuta non mi dà emozioni particolari, però lo stimo molto. Devo ringraziarlo perché parla sempre bene di me“.
SULL’AMICO EVRA – “A Patrice voglio molto bene. Rispetterò ogni suo tipo di decisione“.

LA MAGIA DEL GOL – “E’ un’emozione bellissima, soprattutto quando ti porta a una vittoria o a un trofeo. Io li sfrutto tutti allo stesso modo, i gol, però ovviamente una rete che ti fa vincere una partita è più bella. Sì, è adrenalina. Quanto dura? Sul momento è tanta, poi si continua immediatamente a giocare. Cerco di fare il mio, di giocare bene. Quando non segno devo essere comunque d’aiuto alla squadra per vincere. E’ successo anche quest’anno. Una cifra di gol da raggiungere? Ripeto: la priorità è aiutare la squadra. Finora 15 gol in media per chiudere a 30? Me lo auguro. Speriamo. Io sto bene e mi sento in crescita“.

SU RONALDO, IL FENOMENO – “Per migliorare ancora guardo i video di Ronaldo, il brasiliano. Ho iniziato da ragazzino e lo faccio tuttora qualche volta. Nel mio ruolo è stato il più forte della storia. Di lui osservo la velocità d’esecuzione e ogni tipo di movimento. Ho avuto anche la fortuna di giocare con Ronaldo un mese al Real Madrid, prima che lui si trasferisse al Milan. Imitarlo è impossibile, però è il mio idolo e lo studio. Sì, anche Higuain studia, ma è così per quasi tutti. Fa parte dell’umiltà del giocatore“.

PALLONE D’ORO – “Pjanic e Dybala dietro di me? Per il momento sta funzionando bene. Speriamo di andare avanti così. Pallone d’oro? Sinceramente non ci penso. Dipende dalle stagione che si fa. Se arriva il Pallone d’Oro, perfetto, ma io preferisco vincere con la Juventus. Se poi le due cose vengono collegate, tanto meglio“.

SU EVENTUALI AIUTI ARBITRALI… – “Era così anche con il Real. Ma quando arrivi alla Juve ti rendi conto del perché vincano da anni. Quando sei fuori non lo vedi, ti immagini altre cose. Poi entri a Vinovo e ti accorgi di una fame unica. Gli arbitri mi trattano allo stesso modo. Cerco sempre di avere rispetto per loro, so che non è assolutamente facile arbitrare. Ma se vedo un’ingiustizia mi incavolo. Io sono così, sono istintivo. Però è vero, dovrei arrabbiarmi di meno. Noi attaccanti non siamo tutelati abbastanza. Certe volte lo sono di più i difensori: alla prima spinta gli fischiano fallo, mentre noi alcune volte subiamo botte pazzesche e non succede nulla. Dybala ne prende tante, Paulo. E’ normale per il suo gioco e per la zona che occupa“.

SOLDI – “Certo che controllo il conto in banca per vedere se arriva lo stipendio a fine mese, come qualsiasi lavoratore o imprenditore. Mica siamo robot, noi giocatori: siamo persone. Anche se non ci vedete così, siamo umani, solo che giochiamo a calcio. C’è gente che ha molti più soldi di noi e semplicemente è meno famosa. Io non so perché le persone non ci vedano come umani, mi piacerebbe che qualcuno me lo spiegasse. Siamo idoli? E’ vero, ma non siamo supereroi. Proviamo a fare felici le persone che vengono allo stadio e i tifosi della Juventus fanno lo stesso con noi. Noi abbiamo bisogno di loro e loro di noi. No, io non sono pazzo di nessuna squadra, mi piace il calcio. Simpatizzo per il River Plate perché sono cresciuto lì. A un tifoso gli direi che siamo uguali. Io semplicemente ho realizzato il mio sogno, che era quello di diventare calciatore. Per riuscirci mi sono fatto un culo così e continuo a farmelo. Tutti pensano che sia tutto bello e tutto carino. Io a 9-10 anni prendevo 3-4 autobus e mia mamma si alzava alle 6 del mattino per me. Ho rinunciato ai compleanni con gli amici e a tantissime esperienze. Tutte cose a cui magari altri che sognavano di diventare calciatori non hanno rinunciato e poi non lo sono diventati. E lì nasce l’invidia. Come dire: questo è diventato quello che volevo essere io. E così lo insulto, lo massacro. E non va bene. Nel calcio c’è troppo odio. Ma non in campo, attorno. Dispiace perché uno sport così bello meriterebbe di essere più piacevole. C’è chi guadagna molto di più in Cina? Io non invidio nessuno. Se uno guadagna quei soldi è perché li merita o perché c’è una società che glieli ha offerti. Io cerco la mia felicità, che è fare contento il gruppo in cui gioco. L’invidia non fa bene. Cosa mi manca della vita normale? Andare al cinema tranquillamente, cose così. Semplici. A Torino comunque sono felice: la gente ti sta addosso, ma in modo educato e carino“.

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