Il gol di Turone? “È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”

Semplici e un po’ banali, io direi quasi prevedibili e sempre uguali”; negli esiti finali e nei contorni antecedenti e successivi all’evento.

Mina & Celentano (da “Acqua e sale”), così definirebbero i confronti tra Juventus e Roma, e non avrebbero torto, giacché i pellegrinaggi giallorossi nel Sancta Sanctorum bianconero si sono sempre conclusi con un pagamento a prezzo pieno della tassa di soggiorno, inevitabilmente accompagnato da un florilegio di diatribe, rivendicazioni e deliranti vaniloqui, la cui genesi, che trascende le inevitabili, nuove scintille sprigionate dall’attualità, è datata 13 maggio 1981; giorno nel quale, secondo una visione artatamente distorta e incoraggiata dalla romanocentrica tv di stato, si sarebbe consumato il peccato originale.

Il fatto che, trentadue anni dopo, Carlo Sassi, allora unico e incontestabile guru della moviola, abbia candidamente confessato e ammesso, sia la manipolazione delle immagini diffuse (il cui montaggio avveniva nella sede capitolina della Rai…), che l’irregolarità del gol di Turone, non ha minimamente contribuito a destituire di ogni fondamento i farneticanti teoremi in forza dei quali “er sistema” ordisce trame e complotti di ogni sorta per impedire alla lupa di primeggiare, anche quando il campo, unico e autentico giudice sovrano, non ne certifica il merito. Del resto, come noto, “È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” (A. Einstein).

Molto più semplice, invece, ammantare di pietose giustificazioni etiche e morali la scandalosa decisione di cambiare in corsa le regole del gioco e farsi beffe di chi, rispettoso dei regolamenti, non avendo tesserato giocatori extra-comunitari, si trovò spiazzato e penalizzato in un momento caldissimo del campionato 2000-2001. Una vera e propria porcheria che permise alla Roma, guarda caso…, di schierare Assunçao e Nakata nello scontro diretto in cui, giustappunto il giapponese, fu decisivo per le sorti del match. Truffa servita e romanisti campioni grazie ai classici maneggi all’italiana di un regime che ancora oggi alligna al suo interno il propugnatore di quell’imbroglio.

Però, secondo il comune sentimento popolare, la Juve “rubba”… ed “er sistema” ne è il manutengolo! Tant’è che a latere e corredo di quanto sopra, la storia di questa presunta e unilaterale rivalità si è infarcita di veleni e giochetti di potere volti alla sovversione dei valori sportivi, nella speranza, sempre normalmente vana, di orientare o addirittura correggere in altri sedi i responsi del rettangolo verde.moviola

Brutta mentalità; brutta e perdente, che attesta complessi d’inferiorità figli di un provincialismo esacerbato da un contesto ambientale pletorico e becero, al quale non si sottraggono, anzi, ne fomentano i miasmi venefici, anche personaggi di preclara notorietà che l’incedere del tempo rende, non solo vieppiù biliosi e tracimanti acredine o invidia, ma financo patetici; alfieri di una dietrologia da basso impero che pur apparecchiata in giacca e cravatta e, talvolta, bavaglio, denuncia irrimediabilmente la natura “coatta” e faziosa dei ventriloqui che la propagano.

Per certi versi, meglio così! Finché in riva al Tevere non capiranno che, a dispetto di organici anche discretamente attrezzati, il loro limite principale non è la caratura della regnante di sempre, ma la cultura del sospetto e lamento che li impregna, e caratterizza come vassalli quanti, incapaci di assumersi responsabilità, preferiscono spendersi nel tentativo di delegittimare i successi altrui per giustificare i propri fallimenti, le loro possibilità di vittoria finale rasenteranno permanentemente lo zero periodico.

Ultimamente, forse perché in ritardo rispetto al Napoli, nella gara fra chi vanta il campionario più ricco di stupidaggini, più probabilmente perché ringalluzziti dalla pole position nel “campionato a parte”, in quel di Trigoria è stata adombrata, in verità affatto velatamente, la possibilità che la squalifica in cui incorse tale Kevin Strootman fosse ascrivibile al solito, immaginario disegno strumentale, finalizzato a indebolire i Pallotta boys in vista delle partite con Milan e Juve.

In attesa di scuse che mai arriveranno, la Juve deve solo rallegrarsi per la riabilitazione dell’olandese (comunque non il rigorista designato…); essa depriverà la prima squadra del raccordo anulare, in caso di sconfitta, di almeno un alibi, ma, siatene certi, qualora le centurie romane dovessero affrontare il viaggio di ritorno con le pive nel sacco, qualche folkloristico e geniale teoreta del campionato falsato scoperchierà il sacello e si avventerà famelico sulla preda in ultimo più ambita: l’oncia di visibilità garantita a chiunque sappia manovrare con disinvoltura la macchina del fango.

Poiché, anche quanto a perfidia, se le circostanze ne impongono l’occorrenza uno juventino è secondo a nessuno, l’occasione di queste righe è ghiotta per auspicare un bellissimo 2-0 in favore di Madama. Marcatori? Ma naturalmente Miralem Pjaniç su punizione e Paulo Dybala; su rigore, a Eupalla piacendo, inesistente, provocato da Strootman…

Sarebbe perfetto, nevvero?

Augh.

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