ESCLUSIVA SJ – Romeo Agresti: “Vi racconto la storia del Derby: sfida normale per la Juve, obiettivo stagionale per il Toro. Pronostico? Difficile sbilanciarsi”

Ogni derby ha una storia a sé. Quello della Mole, però, ha qualcosa di particolare, che gli altri non hanno: una sfida infinita, tra due squadre per certi aspetti molto simili e per altri estremamente diverse. Da più di un secolo, per la città di Torino, la sfida tra Juve e Toro ha un sapore particolare che rende questo derby diverso da tutti gli altri. Per entrare in clima derby e, soprattutto, per cercare di capirlo fino in fondo, abbiamo intervistato in esclusiva per SpazioJ.it il collega di Goal Italia esperto di Juve, Romeo Agresti, che nel 2012 insieme ad Alessandro Salvatico ha scritto il libro “La grande storia dei derby. Torino-Juventus”.

Romeo, partiamo con lo sfatare o col confermare subito un mito: è vero che il Derby della Mole è molto più sentito dai tifosi granata che da quelli bianconeri? 

Assolutamente. Per i tifosi del Toro questa rappresenta la partita delle partite. Per quelli della Juventus vale tre punti come tutte le altre. E’ un discorso proprio di mentalità, i granata considerano battere la Vecchia Signora un obiettivo stagionale, mentre quelli bianconeri non lo vivono come un assillo, anzi, chi non vive nel capoluogo piemontese non sente minimamente il peso specifico dell’impegno. Derby2

Non tutti sanno che il fondatore del Toro, Alfred Dick, era stato presidente della Juve. Com’è nata la rivalità tra le due squadre, all’inizio del ventesimo secolo?

Nel 1906 la Juventus arriva in finale di campionato contro il Milan, ma i bianconeri si rifiutano di entrare in campo, accusando i lombardi di aver manomesso il rettangolo di gioco. La Vecchia Signora perde a tavolino lo Scudetto. Questo episodio fa infuriare Alfred Dick, uno dei dirigenti, il quale decide di lasciare la Juventus e di fondare un altro club sotto la Mole. Così, il 3 dicembre 1906, nasce la società granata e, di conseguenza, il derby sabaudo.

C’è un episodio o una partita che secondo te possiamo considerare “simbolo” del Derby della Mole?

Ce ne sarebbero tanti da citare, la storia è pregna di episodi curiosi, ma la celeberrima esultanza di Enzo Maresca credo che per i tifosi della Juventus raffiguri la goduria pura. Un gesto folle, ma che proprio grazie alla follia ha scritto un pezzo di storia. Ancora oggi, infatti, si associa questo giocatore al famoso Toro-Juventus del 2002. cuadrado-derby-Torino

Negli ultimi anni le sfide tra Juve e Toro sono sempre state abbastanza equilibrate e spesso decise negli ultimi minuti: allora è vero che i derby sono partite a sé in cui i valori delle squadre si annullano al fischio d’inizio?

Certo. I derby vivono di luce propria. Non credo che, complessivamente, i valori si azzerino. Perché le qualità rimangono e non è un caso che la Juventus spesso e volentieri abbia avuto la meglio. Ma dal punto di vista caratteriale si possono sopperire determinati limiti. Conta molto l’approccio, banale anche sottolinearlo, la giusta carica può portarti anche ad andare oltre i tuoi limiti. Ma questo discorso vale a tutto tondo.

Come arrivano le due squadre alla sfida di domenica? Un pronostico?

Il Toro in casa ha un’ottima media punti, in estate ha aperto un nuovo progetto tecnico, ed annovera tra le proprie fila diversi elementi di qualità soprattutto in attacco. La Juventus, dal canto suo, s’è rialzata dopo il pugno di Genova e nelle ultime due partite ha fatto vedere cose interessanti. Insomma, si affrontano due squadre sul pezzo e, mai come in questo caso, credo che sia difficile sbilanciarsi in termini di pronostico.

Intervista realizzata da Alessandro Bazzanella

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