Higuaín alla ricerca del brivido: ma ha imparato il sacrificio

Gli occhi, che ridano oppure gridino, difficilmente sanno mentire. Ecco, sì: guardate gli occhi di Gonzalo Higuaín. Quelli che si accendono dopo aver visto la palla scuotere la rete. No, non sono gli stessi, adesso: il gol, per lui, è aria sotto un cielo soffocante.

Gonzalo e il sacrificio

Non si può segnare sempre: ci siamo. Higuaín ha scelto la Juventus per vincere, non per segnare: sarebbe rimasto a Napoli, viceversa. Ma è proprio che tutto l’universo di un gol gli libera l’anima. Dal primo sguardo alla porta all’ultimo, quello ai tifosi: passando per qualche infinito di secondo di silenzio.

Nella serata cannibale della Juventus, naturale dopo Genova, anche Gonzalo fa il suo. È ovunque, per far capire una cosa: prima la squadra, poi lui. Deve essere una conseguenza, la rete, non l’ossessione. Anche se la sua lo è: meglio, anzi, rischia di diventarlo.

Tira raramente da dentro l’area, troppo per la sua anormale normalità. E se nei pressi del bersaglio passa, invece di tirare, qualcosa vorrà pur dire: ha imparato a mettersi in secondo piano.

La magia argentina

Higuaín, però, sa essere fondamentale in altri cento modi: sempre e comunque. Vedete la poesia in movimento nell’azione del gol di Alex Sandro. Tocchi da enganche, spirito argentino e tecnica sopraffina.

Una dose di pura magia, detto con quel magnetico argentino sudamericano, iniettata direttamente nelle vene dei tifosi bianconeri. In attesa dell’altro maghetto, Paulo Dybala, può bastare.

Dybala manca tanto pure a Gonzalo: non solo perché sono amici. È che Paulito, dall’alto del suo genio calcistico, si lega a meraviglia col Pipita.

Il fuoco del desiderio

Anzi: diventa un connubio inscindibile, come una bella donna col profumo giusto. Ora come ora, però, manca la sublimazione assoluta, per Higuaín.

La bellezza è un carattere secondario, in certi casi. Forse lo è pure l’utilità, in altri. Un mese senza brividi lo rende meno vivo, gli spegne un po’ di luce negli occhi.

Mandžukić

Vincere è l’unica cosa che conta, ma ad alcuni serve ghiaccio per placare il fuoco del desiderio. Quello più grande: il gol. Per respirare di nuovo, a pieni polmoni.

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