Allegri e le reazioni al contrario: lo strano match del Mister

Se quella di ieri fosse stata una partita di tennis, sul gol di Mandžukić la cronaca della partita si sarebbe chiusa così: punto, partita, incontro. Il sigillo del gigante croato nei primissimi istanti del recupero ha di fatto chiuso il discorso, nell’immediato del match contro il Siviglia, a più ampio spettro per quel che riguarda la qualificazione, ormai certa con i 3 punti di ieri sera e con vista sul primo posto del girone. Che poi quest’anno non sia così conveniente arrivare primi è discorso che lasciamo ad altre argomentazioni, sta di fatto che la Juve da ieri sera è l’unica squadra in Europa ad essere prima sia in campionato che nel proprio girone di Champions League. Ma nella partita di ieri sera abbiamo notato una fatto curioso che vi andiamo a raccontare.

LA CALMA CONSAPEVOLE

Inizia l’incontro e la Juve prova a fare la partita. In meno di 10 minuti però arriva la doccia fredda del gol spagnolo, dinamica un po’ casuale su una respinta un po’ arruffata della difesa con un tiro da fuori area che passa in mezzo a mille gambe e si infila alla sinistra di Buffon al primo vero tentativo di conclusione verso la sua porta. Ci si aspetta un Allegri furioso, e invece il Mister cammina tranquillo davanti alla panchina, così come farà nei minuti successivi. Mani in tasca preferibilmente, a volte braccia conserte e mano al mento nella concentrazione e nello studio della dinamica degli eventi. Chi ha seguito la partita su Mediaset avrà sentito il bordocampista Balzarini sottolineare come in effetti Allegri non si sia composto troppo dopo il gol subito e che anzi fosse piuttosto sereno, probabilmente consapevole delle potenzialità della squadra e tutto sommato soddisfatto di come erano stati condotti i primi minuti di gioco al netto del gol, subito come dicevamo in maniera abbastanza casuale e non per errori dei singoli. L’atteggiamento non è cambiato per tutto il primo tempo, quindi fino a che la Juve è rimasta in svantaggio. L’espulsione di Vazquez e il rigore al tramonto dei primi 45 minuti sono stati accolti grosso modo con lo stesso aplomb.

LA FURIA INATTESA

Nonostante una Juve non brillantissima che non riusciva a sfondare anche con l’uomo in più, a causa di un atteggiamento ancora più difensivo del Siviglia dopo essere rimasto in 10, Allegri continuava a impartire indicazioni senza scomporsi. Solo qualche passaggio sbagliato di troppo lo faceva sobbalzare, così come un paio di ripartenze subite che con l’uomo in più proprio non si possono accettare. Ma la vera trasformazione è avvenuta nel finale. Con personalità, ancora sull’1-1 ha dato spazio al giovanissimo Kean che diventava il primo 2000 a esordire anche in Champions League; la cosa ha portato fortuna perché da lì a poco è arrivato il goBanner_editoriale_Dario_Ghiringhelli1l bellissimo di Bonucci che ha portato la Juve in vantaggio. Di qui in poi la vera trasformazione: Allegri diventa una furia ad ogni tocco sbagliato, ad ogni gestione approssimativa del pallone. Sull’1-1 tutto sommato sembrava accontentarsi anche lui del risultato, significava qualificazione quasi sicura e risultato comunque positivo in uno stadio caldissimo e su un campo dove nessuna italiana aveva mai vinto. E invece, come spesso succede anche in campionato, dopo il vantaggio si è scatenata la vera furia agonistica del Mister, perfezionista allo stremo come dimostrano i pugni tirati alla panchina su una gestione sbagliata della palla a pochissimi giri d’orologio dal termine. Dirà dopo la gara che a pochi minuti dalla fine in una gara così importante si prende palla e si perde tempo vicino alla bandierina, invece che cercare giocate pericolose e che possono lanciare un contropiede letale. Vero, verissimo. Solo il gol della sicurezza di Mario lo ha calmato, perché a quel punto il tempo per altri regali non c’era più e il doppio vantaggio riparava da brutti scherzi.

In risposta a chi lo ritiene un allenatore troppo morbido, a chi si stupisce delle sue urla anche su un 4-0, la partita di ieri è stata la sintesi perfetta di quello che il nostro Mister vuole, e soprattutto si aspetta, da una rosa così importante e competitiva. In questo modo è (di nuovo) agli ottavi di Champions, ha vinto dove nessuno ci era riuscito, e ha già spostato il mirino sul prossimo obiettivo: la Supercoppa di Doha di fine dicembre. Tenere tutti sul chi va là è assolutamente indispensabile per chi arriva da 5 anni di successi.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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