“Destino y gloria” – La storia di Gonzalo Higuaín, il fantasista diventato centravanti

La classe, in termini calcistici, è un dono naturale, gigantesco, che pone di diritto il calcio tra le forme d’arte. E di classe, el Pipita, ne ha da vendere. Non è un caso che si sia formato al River Plate, el mas grande de Argentina, come numero 10, che soprattutto a Buenos Aires viene assegnato al giocatore di maggior talento della squadra, prima di evolversi a centravanti. Ha il vizio del gol, Gonzalo, come il papà, che pur essendo stato un difensore ne ha segnati parecchi – e anche pesanti – in carriera, e a questo ha aggiunto l’immenso talento artistico della madre Nancy. È tanto abile nell’inventare una giocata per servire il compagno quanto capace di farti vincere da solo a suon di gol, è come se i quattro elementi della tradizione ellenica antica si fondessero per diventare una cosa sola.

“Do per scontato che noi sentiamo la bellezza di una poesia prima ancora di pensare al suo significato“, affermava Jorge Luis Borges. Ed è per un motivo molto simile che abbiamo deciso di ricostruire la storia di Gonzalo Higuaín: per apprezzarne al meglio la bellezza in termini calcistici, e comprenderne, appunto, anche il significato. Per raccontarla al meglio, noi di SpazioJ.it abbiamo intervistato in esclusiva Nicolas Higuaín, fratello e agente di Gonzalo, ed Eduardo Abrahamian, il primo allenatore a puntare tutto sul suo talento, anche a costo di fare qualche strappo alle regole.

LA PRIMA PARTITA DI GONZALO: QUELLA PER SOPRAVVIVERE

“Ha avuto una forte meningite quando siamo tornati dalla Francia. È stato per un lungo periodo in ospedale in pericolo di vita, ha avuto la forza e la fortuna di guarire bene. Ti racconto ciò che mi hanno raccontato i miei genitori, perché all’epoca ero piccolo, avevo nove anni, e si diceva che aveva possibilità di avere danni sia cognitivi sia motori”. Proprio nel giorno in cui Gonzalo è stato trasportato in ospedale, Jorge aveva realizzato il gol decisivo per la vittoria nel Superclasico contro il Boca Juniors. E quella partita Nicolas lo ricorda bene: “Il 23 settembre dell’anno 1990, stavo con la mia mamma alla San Martin, la tribuna del River. Allo stadio c’erano sia tifosi del River sia tifosi del Boca Juniors, il mio papà ha giocato prima nel Boca, e quando papà ha fatto quel gol lo stadio esplose di felicità perché avevamo vinto il Superclasico e il River in quella partita ha giocato un calcio di livello alto. Il River ha una tifoseria molto esigente, ama i giocatori che giocano bene e il calcio ben giocato”.

GONZALO ARRIVA AL RIVER

Gonzalo è arrivato a giocare nel River Plate all’età di nove anni. L’ha portato il mio papà, che ha parlato con l’allenatore delle inferiores, che all’epoca era Eduardo Abrahamian, per farlo vedere nel club con la possibilità di continuare nel River qualora fosse stato all’altezza, mentre in caso contrario avrebbe cercato fortuna in un’altra squadra. Ha iniziato ad allenarsi lì e dopo tre-quattro mesi, tornò a casa e mentre eravamo tutti al tavolo per la cena disse: “Papà, non voglio più giocare nel River perché non mi piace allenarmi, non sto mi trovo bene”. “Gonzalo, stai tranquillo, non è un obbligo essere un calciatore in questa famiglia”, rispose papà, che è stato capitano del River, e andò a parlare con Abrahamian per sapere se avesse avuto qualche problema con Gonzalo, nello spogliatoio o di altro genere. Rispose: “No Jorge, tranquillo: se Gonzalo non vuole venire più, lascia stare, che venga solamente il mercoledì e il giorno della partita, che con me è titolare perché è un fenomeno”. Gonzalo tornò al River solo per il mercoledì e il giorno della partita – racconta Nicolas – , ma dopo qualche mese, un’altra volta a cena, ha detto ancora una volta di non voler più stare al River e non voler più giocare a calcio. All’epoca Gonzalo giocava come fantasista, non era ancora un centravanti. “Non preoccuparti, Jorge, che venga solo il giorno della partita che con me gioca con la numero 10 titolare, perché secondo me è il miglior giocatore che abbiamo”, fu la risposta del mister. Il responsabile numero uno, come allenatore, della sua carriera, lui ha avuto la sapienza di gestire la situazione di Gonzalo così. Dopo ha iniziato a giocare nel settore giovanile del River, dai tredici ai sedici anni, poi è andato a giocare nella primavera, in cui ha fatto sette-otto partite, dopodiché ha fatto la prima apparizione in prima squadra, a diciassette anni”.

FEDERICO E GONZALO ABBATTONO IL BOCA

“La partita che ricordo di più giocata con la primavera è un derby con il Boca, in cui giocava anche Federico – fratello di Nicolas e Gonzalo, ndr – che segnò due gol, mentre Gonzalo fece una partita pazzesca. Ero allo stadio da infiltrato, perché non potevo andare in curva. Altra partita che ricordo è quando ha segnato il primo gol al Banfield, ero allo stadio con il mio papà, è stata un’emozione fortissima”.

IL DEBUTTO IN PRIMA SQUADRA

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Foto inviata da lapaginamillonaria.com

“Ha avuto come allenatori Leonardo Astrada che l’ha fatto debuttare, dopo Carlos Merlo, e infine Passarella, che ha avuto tanta fiducia in lui. È vero, inizialmente non l’ha inserito tra i convocati per la Libertadores, però dopo gli ha dato fiducia. Con Astrada ha fatto la prima partita come numero 10, ha giocato da fantasista anche con Merlo, dopodiché con Passarella ha giocato da seconda punta, perché arrivava con estrema facilità al gol, era abile con entrambi i piedi, e la prima punta era Ernesto Farias o Luciano Figueroa. Già a 17 anni – prosegue Nicolas – aveva qualità fisiche importanti per la sua età, e abbatteva ogni differenza con una qualità tecnica pazzesca. Recentemente sono stato allo Juventus Stadium, e una persona mi ha chiesto come fosse possibile che è l’unico centravanti al mondo in grado di fare cambi di gioco di 40-45 metri senza mai sbagliare un passaggio. Beh, si è formato nel River e giocava come fantasista, Gonzalo aveva una qualità tecnica pazzesca”.

LE NOTTI MAGICHE CON EL MAS GRANDE DE ARGENTINA

“Sono due: quando ha segnato due gol al Boca Juniors, decidendo il Superclasico, e quando ha giocato allo Estádio do Pacaembu, segnando due gol contro un Corinthians molto forte, in cui giocavano anche Mascherano e Carlos Tevez. Il River passò il turno con due gol di Gonzalo, e dopo un paio di mesi sono iniziati i contatti con il Real Madrid, ma sono venuti anche il Milan e il Bayern Monaco. Abbiamo scelto il Real Madrid perché, almeno per un argentino, è il club più importante al mondo, senza nulla togliere agli altri club. Il treno Real passa una sola volta nella vita. L’allenatore era Fabio Capello, nello spogliatoio c’erano compagni di massimo livello come Cannavaro, il fenomeno Ronaldo, Beckham, Raul, van Nistelrooy, Guti, era uno squadrone. Quando è arrivato, il mio papà ha parlato con l’allenatore, che gli ha comunicato di volerlo inserire piano piano nel club, per evitare di bruciarlo. Dopo una serie di partite positive, ha segnato il gol decisivo in una gara contro l’Espanyol, che il Real aveva iniziato male ed era sotto per 3-1. Si giocava al Bernabeu e ci si giocava la possibilità di vincere lo scudetto, perché c’era il testa a testa con il Barcellona, che aveva vinto, e Gonzalo al novantesimo ha fatto il 4-3 e ha segnato la strada per lo scudetto”.

ABRAHAMIAN: “HIGUAÍN-MESSI, IL PRIMO ALLENAMENTO INSIEME A 12 ANNI”

La prima volta in cui Messi e Higuaín sono scesi insieme su un campo da calcio risale al 1999, quando Lionel Messi ha svolto una settimana di allenamenti al River Plate. E per raccontare al meglio quei momenti, abbiamo contattato in esclusiva Eduardo Abrahamian, l’allenatore che ha diretto per anni le categorie giovanili del River Plate. “Higuaín era al River e Messi era venuto in prova, per una settimana. In questa settimana, prima l’ho visto giocare con la palla e il mercoledì ha lavorato con Higuaín. Avevo detto al direttore sportivo di vederlo. Poi il giovedì si è allenato di nuovo, ma dopo non è tornato più. Quando li ho provati insieme – prosegue Eduardo –, Messi è venuto come 10, come rifinitore. Higuaín, invece, come 9. Quel giorno ho messo anche Gonzalo più a destra, perché il compagno di Messi, Jimenez, era una punta. Lui e Higuaín hanno giocato da punta, mentre Messi un po’ più dietro”.

LA PRIMA VOLTA DI DYBALA E HIGUAÍN

E se a dodici anni Gonzalo si è trovato ad allenarsi per una settimana con Messi, con cui condividerà in nazionale svariate decine di partite, oltre che la perenne lotta tra Barcellona e Real Madrid per la vetta del calcio spagnolo, nel 2011, in occasione di un’amichevole di beneficenza, una fortuna simile è toccata a Dybala, che ha giocato per la prima volta al fianco di Gonzalo. Da un lato c’è la Fundacion Pupi di Javier Zanetti, comprendente una prestigiosa seleccion di calciatori argentini, tra cui spiccano il Pipita, ormai già uno dei centravanti più forti al mondo, e la Joya, che da qualche mese sta incantando in Nacional B, conquistandosi anche un paragone con Diego Armando Maradona — probabilmente uno degli sport preferiti dalla stampa sportiva argentina — grazie ad una tripletta messa a segno all’età di 17 anni contro l’Atlanta, proprio come Diego nella sua stagione al Boca. Dall’altro c’è la Fundacion Celeste, formata da calciatori, ovviamente, uruguaiani. La partita finisce 4-3 e in gol, oltre a Schelotto e Rodriguez, ci vanno anche Dybala e Higuaín. Buona la prima, dunque.

Corrado Parlati

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