Delneri a tutto tondo: “Juve quasi imbattibile. I bianconeri il mio rimpianto più grande. Ho fatto bene non solo con il Chievo”

Luigi Delneri torna su una panchina di Serie A dopo la retrocessione ottenuta l’anno scorso con il Verona, anche se subentrò a una situazione già disperata. Ora l’allenatore friulano è tornato nella sua terra, e allenerà l’Udinese, che ha deciso di sollevare dall’incarico Beppe Iachini. Delneri, però non esordirà in casa, bensì a Torino, allo Juventus Stadium.

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L’INTERVISTA – Delneri è un’ex anche dei bianconeri di Torino. Ha allenato, infatti, la Juventus nella stagione 2010/2011, finendo con un settimo posto. Dopo di lui arrivò Conte, e iniziò l’epopea dei bianconeri. Delneri, in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, analizza la partita di sabato e ricorda i tempi passati, non senza qualche rimpianto. Le sue parole: “Una squa­dra che sembra imbattibile. La si affronta con dignità, sapendo che solo lei può concederti qual­cosa e tu devi essere bravo a sfruttarla. Già quando c’ero io la società progettava in grande, manca soltanto la Coppa dei Campioni. Aver lasciato il club bianconero è il mio rimpianto più grande. Si ruppe Quagliarel­la, che era già a 9 gol”. Delneri, poi si è focalizzato sulla situazione della sua nuova squadra, l’Udinese. “Che squadra ho trovato? -dice l’allenatore- Giovane. Giù di morale. Ci so­no tante culture da assemblare, ma non dite che sono tutti stra­ nieri perché tanti di loro gioca­ no qui da anni. Il calcio ormai è un’azienda. Io devo insegnare a stare in campo, è la cosa che amo. Cosa mi ha chiesto Gino Pozzo? Di dare una fisionomia e prati­ care un calcio propositivo. Cosa cerco di imprimere all’Udinese? Insegnare a stare in campo e non aver paura, soprattutto di passare la metà campo. Erano un po’ frenati. Mi sarebbe piaciuto allenare Di Natale? Ci andai vicino, alla Juve. Ma lui ha fatto crescere l’Udinese, aveva qualcosa in più. L’Udinese dove può arrivare? Metto anche io il cartello dei 40 punti. Come giocherà? L’idea di base è un 4­-1-­4-­1, che può diventare 4­-3-­3, a voi gior­nalisti piacciono questi numeri. Ma il concetto è: do palla e mi muovo. Non esiste più la statici­tà, voglio intensità. Cercherò di far giocare i giovani, questa è la strada, in Europa giocano a 18­-19 anni. Dobbiamo arrivarci”. Infine, l’allenatore friulano ha parlato delle sue esperienze passate, volendo sottolineare che non ha fatto bene solo con il Chievo, come alcuni ritengono. “Con il Chievo è il dato più eclatante, ma io ho fatto bene anche a Bergamo con il 4-2-3-1, e quanto rese Ferreira Pinto. Soddisfazione più grande? La Sampdoria: riportarla in Champions dopo vent’anni. Lanciai Poli, i terzini facevano i mediani. Ci divertimmo. Depressione? A Roma ci sono andato vicino. Me ne sono andato io, ero sesto. Ma l’ambiente si aspettava risultati non consoni alla squadra che aveva”. 

Una lunga intervista per un allenatore importante, che cerca di partire forte nella gara più difficile.

Simone Calabrese

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