La Juventus vince e convince con sorpresa finale: suggestione 4-2-3-1

La Juventus in formato Champions League si impone con un sonoro 4 a 0 sul campo della Dinamo Zagabria, ottenendo la sua prima vittoria e portandosi al comando con 4 punti nel girone H a pari merito con il Siviglia.

JUVENTUS, RULLO COMPRESSORE

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Parte subito forte la squadra capitanata da Gigi Buffon, sbloccando il risultato al 23’ con Miralem Pjanic, alla sua prima rete con la maglia bianconera, su svarione clamoroso della difesa croata. Ma è una serata di primati quella del Maksmiri che vede andare a segno con un gol per tempo il tandem d’attacco tutto argentino: Gonzalo Higuain con un tocco morbido su lancio preciso dello stesso bosniaco e, al 67’ della ripresa, finalmente la Joya Paulo Dybala. Un vero e proprio bolide di mancino dai venticinque metri per il numero 21 bianconero che non lascia scampo all’estremo difensore della Dinamo.

POKER DANI ALVES

Il quarto gol è nell’aria ed è pura formalità. Anzi fortuna! Come capita spesso da qualche giorno a questa parte a Dani Alves. Il gol del brasiliano arriva su punizione con spizzata della barriera croata e palla che si va ad infilare sotto l’incrocio. Il Poker è servito, con i giocatori della Dinamo ormai da un pezzo sotto la doccia.


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4-2-3-1 A SORPRESA

Ma agli occhi dei tifosi bianconeri più attenti non sarà sfuggito quanto accaduto con il risultato sul 3 a 0, quando Massimiliano Allegri decide di gettare nella mischia l’ex Dinamo Zagabria Marko Pjaca al posto di Barzagli, a sorpresa passando dal collaudato 3-5-2 al 4-2-3-1 che tanto ricorda il temibile Bayern Monaco di Jupp Heynckes, vittorioso della Champions League edizione 2012-2013 anche a discapito proprio della Vecchia Signora.

DIGA A CENTROCAMPO, TRE ESTERNI D’ATTACCO E UN ARIETE

pjaca-dinamo-zagabria

Un modulo a trazione anteriore, quindi, che prevede l’utilizzo di due difensori centrali con i due terzini che potrebbero tirare un po’ il fiato dalle continue discese e risalite tipiche del modulo con 5 centrocampisti o 5 difensori che dir si voglia. I tifosi juventini ricorderanno molto bene le sgaloppate di Lichtsteiner comprensive di bocca spalancata a cercare quel filo d’aria rimasto nei polmoni. E’ probabile che con una difesa schierata a 4 si possano ridurre queste sollecitazioni, che a lungo andare potrebbero mandare in difficoltà altri giocatori non più giovanissimi come Patrice Evra e Dani Alves.

A centrocampo si verrebbe a formare, così, una sorta di diga a protezione del reparto arretrato. Sotto tale profilo è evidente che il rientro degli infortunati Marchisio e Sturaro potrebbero facilitare un utilizzo più costante di questo modulo. D’altra parte chi non farebbe sognare una coppia in mezzo al campo formata da Khedira e Marchisio?

Ma il bello deve ancora venire. La parte più intrigante sarebbe costituita senza ombra di dubbio dalla cintola in su. La Juventus già dispone di esterni di attacco fantastici, come Pjaca ed il colombiano Cuadrado, ai quali Allegri darà sempre più fiducia mano a mano che il primo si inserirà nell’ambiente juventino e il secondo raggiungerà la condizione necessaria a poter giocare tutti i 90 minuti. Giocatori estrosi e con grande rapidità, dotati di un incredibile dribbling nello stretto e capaci di creare superiorità numerica. Tradotto: tante palle da gol per Gonzalo Higuain, in questo supportato ancor di più dal giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere nel proprio scacchiere; un calciatore in grado di fornire assist e di essere altrettanto temibile ancora più vicino alla porta. Stiamo parlando di Paulo Dybala.

PROBLEMA ALTERNATIVE

L’unico inconveniente, di non scarsa rilevanza, è rappresentato dalle alternative. Qualora Massimiliano Allegri volesse dare continuità al 4-2-3-1 e ritenerlo utile in ottica futura, dovrebbe ridiscutere le strategie di mercato con la dirigenza juventina, andando ad acquistare giocatori funzionali a tale sistema di gioco. Altri esterni capaci di saltare l’uomo ed altri centrocampisti che fungano da scudieri del reparto difensivo. Al Mister livornese ed al duo Marotta-Paratici l’ardua sentenza.

Andrea Bernardini

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