Andiamo a…criticare

L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro (chi più chi meno) e sul diritto di critica (vero sport nazionale). Così reciterebbe il 1° articolo della nostra Costituzione se i Padri Costituenti avessero avuto la sfera di cristallo ed avessero potuto vedere la situazione della loro “creatura” all’età di circa 70 anni.

Questo è un popolo che aspetta con ansia un accadimento, per poi dare sfogo alle azioni meglio congegnate nell’esercizio della critica. Voci che si rincorrono, che si assistono, vere fughe sulle fasce di trasmissioni che inventano sondaggi, tagli sul centro a chiudere le triangolazioni tra pareri e chi più ne ha più ne metta. La fondatezza e la competenza sono optional: se ci sono evviva, ma se no, se ne fa a meno. Oppure ci si autoproclama addetti ai lavori. Tanto quel che conta è il livello dei decibel e la posizione lamentosa oltrechè immobile sui social.

Non si differenziano certo i tifosi di calcio. Anzi, di che parlano se non c’è nulla o nessuno da criticare? Dovrebbero forse dialogare di sovrapposizioni, di schemi ad uscire, marcature a zona in area sui corners, attacco dello spazio sull’avanzamento del centrale di difesa? Dove si è mai visto questo film? I giornali preposti all’informazione sportiva è da mo’ che hanno ammainato le vele e il biscardismo ha fatto “tabula rasa” in TV.

Una partita così così della Juve in Champions League diventa la piazza per tutti gli sfoghi dei lamenti repressi e delle critiche frenate a causa di una campagna acquisti mai vista, dalla panchina di corso Re Umberto ad oggi ed un avvio a punteggio pieno. Vietato criticare, dunque? Ma nemmeno per sogno. Solo che chi lo fa, dovrebbe dimostrare di farlo con il cuore pieno di tristezza e con la esplicita speranza che alla prossima gara non occorra un’altra volta. E con tanta, ma tanta sincerità.

sampaoli-1Perchè è certo stato un errore non accorgersi di essere caduti nel bluff di Sampaoli e non cambiare l’atteggiamento tattico dopo mezzora dall’inizio, visto che gli spagnoli non avevano uno straccio di punta (Vasquez marcava Lemina!). Altro che “veniamo a Torino per imporre il nostro gioco”. Sono venuti a Torino per fare il peggiore catenaccio possibile! E allora, fuori un difensore centrale e dentro un centrocampista (Pjanic?).

Perchè è di sicuro stato un errore non tentare di recuperare palloni in attacco, invece di ricominciare sempre da dietro. Magari Mandzukic serviva alla bisogna, più di Higuain. E’ stato un errore non ridisegnare la squadra alla luce di una gara che si evolveva in modo diverso da quanto previsto, possibilmente entro il 60′.

Errare è umano. Farlo notare, anche. Rimediare e correggersi è tipico dei grandi uomini. Poi si volta pagina e si continua con grande impegno. Stare a rimestare, continuando a rimarcare i propri convincimenti, quasi che ci fosse necessità di una sorta di “captatio benevolentiae”, è squallido. Dà il senso del “tanto peggio, tanto meglio”. E fa perdere un sacco di tempo. Il tempo è denaro, dunque….

Si sa, come diceva Cartesio, critico ergo sum! Il brutto è che i campioni dello sport della critica per la critica applicata ad ogni refolo di aria in casa Juve, sono di provata fede juventina. Il veramente brutto è che stanno ancora lavorando alla formulazione del loro manifesto programmatico, per usare termini politologici, mentre nel frattempo il Siviglia è già un ricordo e ci si concentra sulla traferta di San Siro.

Anche domenica gli argomenti non mancheranno. E se mancassero, come ci si augura da bianconeri, c’è sempre Marotta (pessimo mercato) o Agnelli (FCA dipendente) o il fatturato (353 milioni, troppo poco) come bersagli. Uno strale non si nega a nessuno.

P.S. Attenzione, 9 volte su 10, se un tifoso si azzarda soltanto a pensare che fa il tifo per una società di valore, è ineluttabilmente bollato, come minimo ad aziendalista. E una sua critica ( non va sempre tutto bene!) gli può causare la condanna ad “ondivago”. Non ci venite a dire che non vi abbiamo avvertito.

Immagini tratte da    laprevisione.it   e   laprovinciadelsulcis.com

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