Adesso si fa sul serio, da ‘fino alla fine a ‘fino alla finale’: nulla è cambiato

Nulla è cambiato. Che sia Milano, Berlino, Madrid o Parigi. Che sia in qualunque città dell’Europa, poco è importante. Neanche se l’evento si svolgerà per la prima volta nella storia in Galles, a Cardiff precisamente. Di cosa stiamo parlando? Della Champions, ovviamente. Si ricomincia, ancora una volta. E forse sarà un bene se la Juventus riparte dalla cocente eliminazione contro il Bayern Monaco, che serva da lezione.
Sì, qualche modifica è stata apportata alla rosa ma la voglia di arrivare in fondo è sempre quella. Più forte che mai.

PRIMO STEP. La casa bianconera è pronta, lo Stadium si appresta a riempirsi nuovamente. Il dodicesimo uomo in campo. Questa sera la squadra di Allegri sfiderà il Siviglia, già incontrato nella scorsa edizione e liquidato con un secco 2-0 grazie alle reti di Morata e Zaza. Esatto, proprio i due attaccanti che hanno cambiato maglia questa estate, chi al Real e chi al West Ham. Ma la società ha lavorato bene e tutti ben sappiamo chi è arrivato a Torino per accorciare il gap con le altre big d’Europa e assottigliare la distanza che separa la Juve dalla coppa dalle grandi orecchie.

OBBIETTIVO CARDIFF. Sono esattamente venti anni che la Juventus rincorre il sogno Champions League, venti anni dalla sera del 22 maggio 1996, quando i bianconeri alzarono la coppa a Roma dopo aver battuto l’Ajax ai calci di rigori. A Cardiff, il 3 giugno 2017, la squadra bianconera vuole esserci e non per partecipare solamente. Ma per vincere. Vedere alzare la coppa dagli avversari, alla Juventus è già successo ben 6 volte tra Coppa dei Campioni e Champions League. Esatto, ben sei finali perse.

HiguainFINO ALLA FINALE. Da “fino alla fine” a “fino alla finale“. Sarà questo il motto della Juventus in campo europeo. È arrivato il momento di indossare la maglia e i pantaloncini, alzare i calzerotti ed allacciare le scarpette. Poi si dovrà correre e tanto, e sudare la maglia. Lottare contro avversari alla tua portata, senza sottovalutarli però. Stringere i denti quando il gioco si farà duro, rincorrere l’avversario e sradicargli il pallone. Fare spalla a spalla senza lasciare un centimetro, correre, cadere e rialzarsi. Giocare a calcio, insomma. Fare gol, esultare e tornare con i piedi per terra, immediatamente. Poi la corsa verso la Sud, poco dopo sotto la Nord e applaudire chi ti resta al fianco, si dimena, gioisce insieme a voi e sogna quella coppa.

Ma da stasera non dovrà più essere solo un sogno perché se restano tali, vorrà dire che si sta ancora dormendo. Insomma, ci siamo. Finalmente. Nulla è cambiato. Fino alla finale.

Michele Raniere

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