Dieci anni fa, Rimini-Juventus

Se maggio è il mese delle sentenze definitive (a patto che non sopraggiungano notizie e confidenze scabrose che diano linfa ad i media in un periodo di stanca), dei verdetti inequivocabili che il campo sancisce (al netto di quanto scritto tra parentesi), settembre è viceversa il mese degli inizi, delle partenze, dei primi tentativi.

Facile allora imbattersi in ricorrenze varie, che celebrano pagine gloriose della storia di una squadra di calcio, come pure momenti di triste partenza per faticose risalite. Ecco, in successione, da un giorno all’altro, l’anniversario di apertura della casa di tutti gli juventini, vero momento catartico nella storia bianconera, virata brusca per il cambio repentino di lato di regata, cesura marcata tra ciò che era e ciò che non sarà mai più; e a seguire, l’ anniversario dell’abisso preparato dalle forze del male, quelle forze impotenti sul campo di fronte alla preparazione, alla competenza, al potenziale tecnico ed atletico della Juventus di Moggi, Giraudo e Bettega.

juve-serie-b-twb22-blogspot-com-621La data del 9 settembre 2006 resterà impressa nella memoria collettiva del popolo juventino come il punto più basso di tutta la storia a righe bianche e nere. Come non rammentare quel senso di straniamento mentale provato per lo stridore da brividi che intercorreva tra la serie B e la vittoria sul campo dello scudetto numero 29 e dell’immediatamente successivo 4° titolo mondiale della nazionale con 6 bianconeri, contro una Francia che ne annoverava altri 3! Come poteva una bocca di fuoco simile giocare tra i cadetti?

Domanda che non sfiorava chi traeva vantaggio dalla distruzione di una società quotata in borsa; che non intaccava gli esecutori di un danno enorme all’intero calcio italiano; ignorata dai dirigenti posticci, mandati a distruggere ulteriormente anche le macerie accumulate dallo scempio di Calciopoli.

Al Romeo Neri di Rimini, in un soleggiato pomeriggio sulla riviera romagnola, la Juventus esordisce dove non avrebbe, dove non avremmo, mai voluto esordire. La maglia nera, ancorchè affascinante, sembra una sorta di “bimbo cattivo” da mettere dietro la lavagna, quasi un Malabrocca prestato al calcio.

Se il vantaggio al quarto d’ora della ripresa, ad opera di Paro, pare un refolo di vento sulle ferite, il pareggio di Ricchiuti, con un Rimini in 10 per l’espulsione di Cristiano poco prima, si abbatte come un colpo di mazza sull’incudine. Prima giornata, un pareggio striminzito, su un campo della periferia calcistica più periferica: ci sono tutti gli ingredienti per temere di essere piombati in un incubo alla Dario Argento.

Vengono ancora adesso i sudori freddi. Eppure ricordare non è un esercizio per incalliti masochisti. Anzi, è una sana occhiata allo specchio del tempo, per non perdere mai di vista da dove siamo partiti per arrivare ai fasti odierni. E per fortuna, meno male, ringraziamo Eupalla. Solo chi conosce il dolore, la sofferenza, l’ingiusta condanna, sa reagire, ricompattarsi, emergere contro tutto e contro tutti. La Juve è anche questo: una fenice che non muore e che si rigenera a tal punto da non lasciare nulla agli altri. Quegli altri che ordiscono e che restano vittime dei loro stessi magheggi. Fermi al palo, con le proprie invidie.

RIMINI – JUVENTUS 1 a 1; Stadio Romeo Neri, 9 settembre 2006

Paro (J) al 60′; Ricchiuti (R) al 74′

RIMINI: Handanovic, Vitiello, Peccarisi, Milone, Regonesi, Cristiano, Barusso, Pagano (Baccin, 66′), Ricchiuti, Jeda (Tasso, 77′), Matri (Moscardelli 75′) – Allenatore: Leonardo Acori.

JUVENTUS: Buffon, Birindelli, Kovac, Boumsong, Chiellini, Marchionni (Camoranesi, 78′), Paro, Giannichedda (Bojinov 68′), Nedved, Zalajeta, Del Piero (Palladino, 85′) – Allenatore: Didier Deschamps

Immagini tratte da wikipedia.org e twb22.blogspot.com

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