Idee e perseveranza: Fabio Paratici, fenomeno fuori dal campo

“Nel regno delle idee tutto dipende dall’entusiasmo, nel mondo reale tutto si basa sulla perseveranza”, probabilmente Fabio Paratici è un’estimatore di Goethe, perché dopo aver provato, non con i risultati sperati, ad entrare nel mondo del calcio dalla porta principale con la carriera di calciatore, è riuscito a mostrare tutto il suo talento nel settore dirigenziale. Sicuramente i titoli dei giornali, l’entusiasmo dei tifosi e le luci della ribalta sono riservati ai giocatori, ma è di fondamentale importanza anche il ruolo di chi permette loro di scendere in campo.

fabio_paraticiRINASCITA BIANCONERA – Nel 2004 Paratici diviene osservatore della Sampdoria, proprio a Genova conosce il suo attuale braccio destro Giuseppe Marotta, con cui nel 2010 si trasferisce alla Juventus ottenendo la carica di Dirigente Sportivo. Dopo una prima annata non proprio esaltante, è ancora la perseveranza a permettergli di raggiungere i suoi obiettivi, infatti dall’anno successivo il suo lavoro (in coppia con quello di Marotta) permette alla squadra bianconera di spadroneggiare in Italia e affermarsi sul palcoscenico internazionale, segnando così la sua resurrezione, dopo il calvario della Serie B ed una serie di anni altalenanti.

Porta sotto la Mole una molteplicità di giocatori dal grande calibro, realizzando molti di questi colpi con un budget davvero limitato; basti pensare agli affari a parametro zero (o quasi) di Pirlo, Llorente e Khedira fondamentali pedine per le vittorie degli ultimi anni, ma soprattutto quelli di Pogba, strappato proprio a quello United che sembra oggi essere disposto a mettere sul piatto un’offerta oltre il centinaio di milioni pur di riaverlo, e Coman, per cui si è realizzata una gran plusvalenza con il suo trasferimento – ancora da perfezionare – al Bayern Monaco. Squadra, quest’ultima, cui è stato ceduto Vidal per 40 milioni, mentre quattro anni prima era stato acquistato per circa 10 dal Bayer Leverkusen.

I meriti del dirigente emiliano non si limitano tuttavia alle mere questioni “numeriche”, infatti il principale pregio della sua gestione è stato l’aver restituito alla Juventus quell’aplomb per cui tutti i migliori giocatori vogliono far parte della squadra bianconera, come testimoniato dall’ultimo colpo messo a segno, con Pjanic che ha fortemente voluto il trasferimento.

PATRIOTTISMO E PROGRAMMAZIONE – Ciò che ha permesso di contraddistinguere ulteriormente questa gestione va oltre qualsiasi affare azzeccato o plusvalenza realizzata, infatti pone da sempre una particolare attenzione ai talenti italiani, cercando di valorizzarli al meglio. Una prerogativa che non passa inosservato, specie in un periodo in cui la percentuale di giocatori stranieri ha superato quella degli italiani: Zaza, Rugani, Sturaro, Mandragora ed una vastissima gamma di giovani talenti orbitano oggi intorno all’ambiente bianconero. Programmazione che riguarda da vicino anche la questione giovani, con un grande lavoro volto alla costruzione di una squadra primavera di assoluta competitività.

Il calcio moderno necessita di un talento a 360 gradi, anche e soprattutto dietro la scrivania, doveroso è dunque un ringraziamento per questo fenomenale dirigente, nel giorno del suo quarantaquattresimo compleanno il regalo lo ha fatto lui all’intero popolo bianconero riportando in paradiso la società bianconera dopo il purgatorio patito nell’era post calciopoli.

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