Le formazioni “Primavera” già invase dagli stranieri

Mercoledì scorso niente di meno che in una semifinale, la Juventus si è schierata, secondo il 4-3-3 di lippiana memoria: Audero; Lirola, Romagna, Blanco, Zappa; Macek, Touré, Cassata; Kastanos, Vadalà, Favilli. Tutti agli ordini del mister Fabio Grosso.

Ovviamente non si argomenta della prima squadra, carica del “tripletino” e ferma ai box, in attesa del restyling derivante dalla campagna acquisti e cessioni. Tranne i “senatori”, che a tempo perso danno lustro alla….povera Italia.

È la formazione Primavera, quella che si schiera inizialmente con gli 11 nominati e che facilmente farà altrettanto nella finale di sabato contro una Roma agguerrita ma forse un pelino sotto dal punto di vista tecnico.

I giovani juventini hanno già vinto il “Viareggio” e si apprestano a cercare di centrare una “doppietta” storica. Sembra di essere tornati ai fasti della Juventus del 2006, quando erano campioni d’Italia la prima squadra, la Primavera e la squadra Allievi. Troppo per l’invidia di qualcuno e sappiamo come è finita.

La Juventus non scherza a nessun livello, abituata come è a fare “campionati a parte” (cit. Francesco Totti) e come è sua prerogativa si attrezza per tempo per cavalcare le novità e le tendenze. Si pensi alla presenze obbligata di 4 giocatori nelle rose delle compagini di serie A provenienti dalle “cantere”, che dalla prossima stagione la Federazione imporrà. Pare che la disposizione sia ispirata dal tentativo di allargare la base dei giocatori italiani, in un calcio nostrano ridotto ai minimi termini.

Lodevole iniziativa. Peccato che anche le formazioni giovanili siano già piene di stranieri, laddove fino a pochi anni fa si contavano con il contagocce. Passi l’Inter eliminato ai rigori dalla Roma. In nerazzurro c’erano praticamente 11 stranieri, ma è un marchio di fabbrica conclamato. Eppure la Juve, tra le società più “indigene” tra quelle di alta classifica, non si risparmia. Audero è italo-indonesiano, Lirola è spagnolo (grande promessa!) come Blanco, Macek è ceco (orgoglio di Nedved), Kastanos viene da Cipro e Vadalà dalle pampas argentine in contropartita per il “gran rifiuto” di Tevez. Ben 6 su 11.

Esultanza di squadra
Esultanza di squadra

Per cui, se sabato sera, in crisi di astinenza da football, a qualcuno verrà voglia di seguire la finale del campionato “Primavera”, lo faccia con spirito disincantato. Anche i giovani sono sotto il giogo delle operazioni dei procuratori e frutto, magari acerbo nonchè scafato, della globalizzazione. Anticamera di possibili seconde squadre, come da proposta che si alza da più angoli. Purchè perciò si lasci la poesia nel dimenticatoio, chè questi sono già bell’e professionisti ed intendono solo la prosa. Le società vogliono così.

Marco Edoardo Sanfelici

 

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