Da Emerson a Pjanić, alla Juve per vincere

Era l’estate del 2004, un autentico totem come Marcello Lippi decideva di interrompere il lungo periodo a tinte bianconere, lasciando dopo un terzo posto che ai tempi come oggi rappresentava una sorta di fallimento. Il tecnico toscano divenne poi c.t. della nazionale Italiana, scelta che si rivelò particolarmente azzeccata e non ci dilunghiamo a spiegarne il perché. La Juve invece ripartì da Fabio Capello, una decisione per certi versi impopolare, trattandosi di un fresco ex allenatore della tanto odiata Roma. Anche questa però fu una scelta azzeccata e i due scudetti consecutivi ne sono la conferma. Torniamo però a quell’estate di 12 anni fa, in cui la Juve, con la solita manifesta superiorità, decise di dare uno schiaffo alle rivali accaparrandosi non solo l’allenatore degli acerrimi rivali ma pure un loro calciatore, e che calciatore: Il Puma Emerson.

EmersonTUTTE LE STRADE PORTANO ALLA JUVE – Il brasiliano, soprannominato “Il Puma” per la sua incredibile presenza in campo, era un grande interditore con spiccate doti di inserimento e con un carattere da vero leader che ai tempi lo facevano gravitare tra i migliori centrocampisti del mondo. Fu quindi un vero super acquisto, sia per il livello del giocatore sia per la sua squadra di provenienza; una trattativa a tratti estenuante che si concluse con successo. La caratura di quell’acquisto fu essenziale per creare quella che poi fu una delle Juventus più forti degli ultimi 20 anni negli 11 titolari. 12 anni fa come oggi i bianconeri hanno distrutto la concorrenza (almeno in patria) prendendone i giocatori più forti, un po’ come fa il Bayern Monaco per intenderci.

12 ANNI DOPO, LA STORIA SI RIPETE – Ecco che quest’anno con l’affare Pjanić la Juve vuole dare soprattutto un segnale forte a chi in questi anni l’ha comunque guardata dall’alto verso il basso, con una trattativa che se andasse a buon fine rappresenterebbe un colpo sensazionale, andando a togliere un top player ad una delle due più dirette concorrenti al titolo. Il parallelo con Emerson sta dunque nella linea societaria che nonostante non sia composta dalle stesse persone di 12 anni fa, continua ad applicare al mercato la filosofia insita nel dna bianconero, quella in cui essere secondi vale poco o nulla, quella in cui bisogna primeggiare perché vincere aiuta a vincere. Passano dunque gli anni, ma l’appeal di madama resta lo stesso che ha caratterizzato tutta la storia juventina, quello che di qui a qualche mese potrebbe portare alla corte di allegri un nuovo top player, quel Miralem Pjanić che tanto riporta a 12 anni fa, quando per continuare a vincere la dirigenza bianconera pescò tra i top player del nostro campionato;

Da Emerson a Pjanić gli anni passano ma la storia si ripete per una Juve sempre più vincente. L’unica cosa che conta.

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