Nessuna scintilla alla Juve. Zaza rivendica il suo operato, Allegri il suo ruolo

Ancora una rete da subentrato nella sfida dello Stadium contro il Carpi, ancora un sigillo d’autore, mai banale, sicuramente degno degli applausi più scroscianti. Perchè per far suo il traversone di Pogba, Simone Zaza è dovuto salire in cielo per poi scagliare in rete un pallonetto imprendibile per Belec.

L’OPERATO DI ZAZA – Stavolta la marcatura è valsa il raddoppio in una partita di cui la Juventus manteneva ben saldo il controllo e che, tutto sommato, significava anche poco a fronte di un campionato ufficialmente già chiuso. Ma in molte altre occasioni la soluzione adottata da Massimiliano Allegri ha significato glorie ben più grandi per Madama, ed è lì che la punta nativa di Policoro ha saputo giocarsi al meglio le sue chances, portando al suo mulino motivazioni e fatti concreti per mettere sempre più in difficoltà il mister nelle sue scelte. Il missile terra-aria sganciato ancora allo Stadium contro il Napoli resta sicuramente il gol più importante, forse quello decisivo per le sorti del tricolore. Una rete arrivata a pochi minuti dal fischio finale che di fatto ha spezzato le gambe e i sogni dei giocatori azzurri per il prosieguo del testa a testa. Non dimentichiamo però anche la doppietta rifilata al Torino in coppa Italia, che ha spianato la strada al definitivo poker bianconero. Nel mezzo prestazioni significative oltre ai gol, che ad ogni modo restano l’elemento più importante per riconoscere il contributo e il valore di un attaccante. Zaza ha giocato ogni partita della stagione in corso con il sangue agli occhi, con una grinta da assatanato del pallone, con gli scatti e la ferocia di un felino. Spesso non figurava nella formazione titolare, è vero, e forse è anche per questo che le sue rincorse ed il suo pressing asfissiante lo hanno reso un giocatore diverso dal resto degli attaccanti bianconeri: ovvero una punta ben conscia di possedere caratteristiche diverse dai compagni di reparto, ma ugualmente significative da essere mescolate nel gran calderone del gruppo. Eppure, a leggere i titoli odierni della maggior parte dei media sembra che il vissuto di Zaza in questa stagione possa aver generato scintille col tecnico, espresse attraverso le parole post-Carpi: “Non sono soddisfatto al massimo a livello personale. Ma non ho rimpianti; ho dato il massimo quando sono stato chiamato in causa. Sono contento per il successo in campionato e la finale di Coppa Italia, ancora di più se la dovessimo vincere”.

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LA SPONTANEITA’ SPIAZZA –In realtà si tratta della semplice rivendicazione dei ruoli e, soprattutto, degli operati. Zaza è un attaccante e come tutte le punte di spessore desidererebbe sempre un posto da titolare per realizzare un buon numero di gol. Fin qui un filo logico inattaccabile, tuttavia la “sponsorizzazione” di se stessi, nel calcio come in ogni altro sport (ma anche in ogni azienda), costituisce un parametro naturale portato avanti da chiunque. Ma che giustifica soltanto chi affianca i fatti alle parole. Insomma, la migliore merce di cui si dispone viene sempre piazzata sul bancone per piacere e incantare e, nel caso di Zaza, si è potuto già appurare quanto ce ne sia. E’ ciò che quotidianamente fanno anche i procuratori degli stessi calciatori: si sottolinea la buona prestazione o la rete decisiva dei propri assistiti. Anche in questo caso si tratta di ruoli. Il punto è che nella marea di dichiarazioni di circostanza che ci vengono propinate dagli addetti ai lavori, spesso la spontaneità viene confusa con la polemica, con la frecciatina indirizzata a terzi. Forse non siamo più abituati ad ascoltare contenuti che in fondo già conosciamo. Ci spiazzano.

Juventus' head coach Massimiliano Allegri during the Italian Serie A soccer match between Fc Juventus and Acf Fiorentina at Juventus Stadium in Turin, Italy, Dec. 13, 2015.ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

RUOLI DIVERSI, OBIETTIVI COMUNI – L’altro lato della vicenda presenta invece l’operato di Allegri, a caccia del secondo double consecutivo. Per la serie, chi vince e porta a casa i risultati ha sempre ragione, o comunque difficilmente potrebbe avere torto. Specialmente nel calcio. Il tecnico toscano ha risposto così alle parole del suo attaccante: “Zaza ha avuto pazienza? Forse io ne ho avuta di più. Uno deve fare delle scelte, lui è stato determinante. Ha sempre fatto bene, è stato un anno importante per la sua crescita. Nessuna big ti offre il posto assicurato, devi lottare con gli altri compagni di reparto. È normale che alla Juve ci sia concorrenza in attacco, ma Zaza può diventare un titolare della Juve”. Una risposta chiara ed esaustiva, con la quale risulta difficile non trovarsi d’accordo. E Zaza? Simone tutto questo lo sa, e anche bene. Conosce la situazione sin dal suo approdo nel mese di luglio, sa perfettamente che alla Juventus i posti da titolare sono assegnati soltanto ai monumenti (si veda Buffon), o ai top player di ruolo (si veda Pogba). Non potrebbe essere altrimenti in una big, come afferma lo stesso Allegri. E allora perchè dichiarare di non essere completamente soddisfatti nella stagione della conquista del primo scudetto personale? Perchè questa è la vera fame. La fame significa desiderare di esserci sempre, vuol dire non accontentarsi se la squadra fa quello che deve. Tutto ciò palesa la voglia di migliorarsi sempre, di puntare il più in alto possibile. Si chiama anche ambizione, certamente non malcontento. Stavolta è stata espressa con le parole, ma di solito Zaza ne parla pressando come un ossesso il primo portatore di palla avversario, o facendo quello che una punta deve fare: segnare.

Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)

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