Calciopoli, Tavecchio e il paradosso della Federazione

“Calciopoli è stata una mazzata, non capisco perché la Juve insista con la richiesta di risarcimento danni alla Federazione. È una lite temeraria…”. Parola del presidente della Figc, Carlo Tavecchio, che ribadisce un concetto già espresso il giorno dopo la sentenza della Cassazione su Calciopoli: reati estinti per sopraggiunta prescrizione, è stata la decisione della Suprema Corte, che ha però confermato l’esistenza di un’associazione a delinquere con Moggi, allora dg bianconero, come promotore e l’ad Giraudo, tra gli altri, partecipe; un’assocazione che avrebbe vantato un certo potere nel sistema calcistico, anche se non ha consumato alcun illecito, dato che i campionati in questione sono stati ritenuti regolari.

Tavecchio aveva auspicato una soluzione “bonaria”, in passato, ma Agnelli non ha mai indietreggiato: la richiesta di risarcimento sarebbe stata una carta importante, che avrebbe dato al presidente bianconere forza in un’eventuale discussione sulle riforme del sistema e sul ritorno degli Scudetti revocati. Ecco: le motivazioni della sentenza hanno quasi gelato queste aspirazioni, ma la richiesta dei danni rimane. Perché ci sono troppi punti oscuri in una vicenda ormai decennale: si parla di un sistema illecito, sebbene manchino i componenti di tale assocazione; non esistono prove concrete di manipolazione di incontri, tanto che i campionati sotto indagine sono considerati regolari; e sono da chiarire, a questo punto, i motivi dell’agire di Moggi, che vanterebbe un potere tutto da verificare – specialmente a livello mediatico, considerando che qualche quotidiano ha alimentato il clima che, stando a quanto dichiarato ai tempi, ha portato alla condanna.

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Insomma, la vicenda è tutt’altro che chiusa e Tavecchio dovrebbe capire la caparbietà bianconera – e siamo sicuri che lo faccia. È bene soffermarsi, però, su un altro punto delle sue dichiarazioni: “Se applicassimo rigidamente le regole, soltanto cinque società potrebbero partecipare alla serie A”, ha detto. È un altro concetto che il presidente federale va ripetendo da tempo, quasi come fosse un vanto, ma rivela un paradosso di fondo: una Federazione che non applica le sue regole, ma le intepreta e adatta alla situazione, vorrebbe farle rispettare. Se proprio Tavecchio non riuscisse a trovare i motivi della lotta bianconera, basterebbe forse che guardasse in casa sua.

Siamo d’accordo, però, su una cosa: Calciopoli è stata una mazzata. È stata una mazzata, perché ha smantellato una rosa di livello assoluto, costruita con competenza e acume; è stata una mazzata, perché ha distrutto una società solida e moderna, che aveva già in cantiere lo stadio di proprietà, e che avrebbe potuto oggi competere con le potenze europee; è stata una mazzata, perché ha profondamente danneggiato il sistema calcistico italiano, vistosi privare all’improvviso di una delle sue eccellenze; è stata una mazzata, infine, perché ha rovinato la vita di decine e decine di persone, come gli arbitri che poi si sono visti assolvere, e delle loro famiglie. Sì, Calciopoli è stata una mazzata, ma non finisce qui.

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