Testa bassa e pedalare, la Juve non conosce la parola alibi

Da una parte c’è chi mugugna e si appella agli errori arbitrali, e c’è chi dall’altra lavora sodo per raggiungere i propri obiettivi. Alle critiche e alle provocazioni, i bianconeri rispondono sul campo. Con le quattro giornate di squalifica inflitte a Gonzalo Higuain, si è venuto a creare un caso mediatico che ha rimandato l’episodio di Udine a quello di Bonucci. Ma lo stile Juve si evidenzia anche in queste circostanze, perchè la parola alibi non è consentito usarla: si incassa il colpo e si va avantiIbrahimovich

Nell’aprile del 2005, in un Juve-Inter, Ibrahimovic reagì alle provocazioni di Mihajlovic con una testata prima di colpire Cordoba con il braccio teso al collo: subito scattò la prova tv che costò all’attaccante svedese, due giornate di squalifica più una terza per l’ammonizione in diffida. Ibra fu costretto a saltare Lazio e Bologna e lo scontro scudetto contro il Milan. Alibi?! No, grazie. La formazione bianconera, senza lo svedese, riuscì a fare bottino pieno e a spianarsi la strada verso lo scudetto poi revocato per Calciopoli.

Altro episodio clou, fu quello della squalifica rimediata da Pavel Nedved quando la Juventus militava in Serie B: 5 turni di stop per la furia ceca. Nel finale di gara al Marassi contro il Genoa, nel dicembre del 2006, il centrocampista bianconero “ha calpestato volontariamente la caviglia di un avversario”, recitava il comunicato della Lega, e inoltre “rivolto all’arbitro, con atteggiamento provocatorio, una frase irriguardosa, calpestandogli un piede”. Ed anche in quell’occasione, zero scuse. Solo duro lavoro che riportò la Juventus in Serie A.

Il più recente caso di squalifica che riguarda la società bianconera, dopo quello di Khedira, è la simulazione di Krasic a Bologna che fece cadere nel tranello l’arbitro De Marco. Successivamente, il giocatore serbo venne fermato per due turni senza alcuna polemica da parte della società.

E’ evidente, dunque, come la Juventus incassi il colpo e pensi solamente a giocare e a vincere. In fondo è quello che le riesce meglio. Gli altri costruiscono alibi e scuse per intere stagioni fallimentari.

Michele Ranieri

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