Perché Sami Khedira è l’immagine più precisa di questa nuova Juventus

A testa alta. Sempre, comunque: cascasse il mondo, lui c’è e tiene tutti su. Allunga, allarga, chiude la Juve, Sami Khedira. E lo fa con la freschezza dei ventinove anni appena compiuti, con l’esperienza accumulata sui migliori palcoscenici d’Europa, con la consapevolezza di avere ancora tantissimo da dare. Nonostante le chiacchiere, tralasciando gli infortuni, dimenticando la sofferenza.

Sami Khedira è l’immagine più precisa di questa nuova Juventus. Lo è in tre punti: nell’ingaggio, nel ruolo, nel messaggio. È la scommessa ragionata, ponderata, analizzata. È l’anti-spreco: utile come pochi, esempio meraviglioso di come la politica economica non deve per forza essere spremuta per portare a casa un vero talento. Perché a zero, un calciatore così, non lo trovi facilmente. Figuriamoci un uomo del genere.

Sampdoria Juventus Khedira

Ora: Toro Seduto, un po’ di credito, ce l’avrebbe pure. E quindi, qualcuno ci comprenderà se si prende ispirazione dalla sua massima per eccellenza. È che per lui, il guerriero, il combattente, non è chi dà calci. È chi si sacrifica: ponendo il collettivo davanti al resto, gli obiettivi dinanzi al mondo intero.
Ecco, c’è un’immagine abbastanza indicativa di cos’è Sami Khedira per la Juventus: è il minuto 55 di Bayern-Juve, lui è l’unico ad avanzare fino a centrocampo, urlando e sbraitando. Di stare bassi, neanche davanti ad un intero esercito.

C’è chi sogna e chi combatte. Poi c’è chi combatte per sognare. Khedira l’ha fatto sin dai tempi di Stoccarda, non sentendosi arrivato neanche col bianco del glorioso Real Madrid. Per dirne una: è arrivato alla Juventus tra qualche acciacco, diversi dubbi, tanti trofei. Avrebbe dovuto sostituire Arturo Vidal perlomeno in termini di grinta e garra: ha finito per dare più equilibrio del cileno piazzandoci anche qualche inserimento. Si è rimesso in discussione, a dispetto del profilo, di un curriculum che gli avrebbe aperto qualsiasi porta in tutta Europa. Ha abbassato la testa, lavorato ed imparato. Ora, a ventinove anni, si è pure reinventato: ecco perché è l’immagine più precisa di questa nuova, meravigliosa, opera chiamata Juventus.

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