Buffon: “Resto a vita alla Juve, farne parte mi rende fiero”

Quando parla, si sa, tutti stiamo ad ascoltare. Anche in Francia è così. Gianluigi Buffon parla al mensile francese “So Foot“, trattando molti dei temi che hanno caratterizzato la sua carriera e la sua vita. Buffon offre sempre un’analisi illuminante del mondo del calcio, capacità data forse dalla sua enorme esperienza e dal ruolo in campo che gli permette di osservare e riflettere molto. Ecco quanto riportato sull’edizione cartacea de “La Gazzetta dello Sport“:

buffon-mondiale2006RIVOLUZIONARIO – Comincia parlando della sua carriera da portiere, citando Neuer che, secondo il capitano della Juve e della Nazionale, non ha inventato niente: “Quel che fa, lo facevo già nel Parma di Malesani con cui vincemmo Coppa Uefa, Coppa e Supercoppa italiane. Ho sempre avuto la predisposizione al gioco di piede”. Sulla scuola italiana dei portieri un po’ crollata: “Perchè da noi se fai cento parate e un errore, il resto della settimana si parlerà solo dell’errore, facendoti impazzire. All’estero invece puoi sbagliare e crescere tranquillo. Chi resta ai vertici da noi è molto forte anche psicologicamente“.

SULLA DEPRESSIONE – Mentalmente forti come Buffon, appunto, che però nel 2003 fece i conti con la depressione: “A 26 anni capii che finiva l’età della spensieratezza e questo passaggio all’età adulta provocò quel che ho vissuto. Ma non presi medicine perchè non voglio essere dipendente da niente e nessuno”. La guarigione arrivò in campo, all’esordio contro la Norvegia all’Europeo del 2004: “Ero molto angosciato e invece un po’ per talento e fortuna feci una buona partita. Finì 0-0, ma ero contento perchè avevo risolto il mio problema“.

SUL FUTURO – “Anche se mi offrissero il doppio dello stipendio altrove, io resto a vita alla Juve. Farne parte mi rende fiero. Perchè ha un valore. E certi valori oggi sembrano essere fuori moda. (…) Voglio giocare a questi livelli fino ai quarant’anni, poi basta”. Possibile futuro da c.t.: “Osservo Usa e Cina, nazioni dal grande potenziale che tra una dozzina d’anni potrebbero vincere”.

Simone Dinoi

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