La quiete dopo la tempesta: polemiche, sosta e le otto giornate della verità

Dall’eliminazione in Champions League in poi sono stati giorni difficili. Torti subiti, favori ricevuti, punti rubati. Queste, più o meno, le parole più lette e sentite e, a farne “le spese” c’è stata lei: la Vecchia Signora. Virgolette mai più appropriate che in questo caso dato che, a stare lì in alto, ci sono sempre e solo due colori. Di soli tre punti certo, ma l’importante è esserci.

TUONI E FULMINI – Più sono in alto, più “rumore” fanno quando cadono. Sì, ma per farla cadere, questa Juventus, ce ne vuole. Perché se nemmeno il “rumore”, se non il fragore, creato negli ultimi giorni c’è riuscito, forse mai ci riuscirà. A partire da quello creato attorno alla stupenda, meravigliosa partita contro i tedeschi fino a quel chiasso assordante ascoltato dopo il derby. Frastuono, sporco e fastidioso. Che si sente, e anche parecchio. Anche se proveniente da un bavaglio sulla bocca. Perché di mercoledì sera, dalla controparte bianconera, nessuno ha urlato al complotto o al colpo di stato, mentre per la domenica da altri fronti, a quanto pare, i modus operandi sono piuttosto differenti. Quando il torto si trova dal lato sbagliato del tavolo da gioco si bluffa e si va avanti, quando invece sì comincia a perdere qualche fiches arriva il momento di urlare.

SOSTA RISTORATRICE – Meno male che però arriva la sosta, e, ancor meglio, con l’azzurro nel mezzo. L’Italia che unisce, chiarifica e, soprattutto, fortifica. Mai una pausa dal campionato sarebbe stata più gradita in un momento simile, così da poter sbollire gli animi e far calmare l’ambiente esterno. Certo, perché quello bianconero non è mai stato più tranquillo. Se l’1 a 4 per molti è stato visto come “morte del calcio”, alla Juve nessuno ha fatto un fiato. Il motivo? Parole al vento. Perché se ci fosse stato bisogno di un funerale per il mondo del pallone, forse sarebbe stato idoneo farlo a Monaco di Baviera, o perché semplicemente si tratta solo di questo: chiacchiere da bar. Una squadra che è superiore a tutte le altre nel Bel Paese da ben quattro anni non ha bisogno di dare spiegazioni. E se chi fa rumore spera ancora di portare “pressioni” o ricevere qualche frutto, che resti lì ad urlare. Tanto, qui, ad ascoltare, non c’è anima viva.

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L’ULTIMA MANCHE – L’unica cosa che ha portato tutto ciò, alla Signora, è la consapevolezza: consapevolezza di essere più forte, di poter vincere dunque con serenità e, soprattutto, di fare tanta paura. Sconfitta dalla Champions è uscita rigenerata e con le squadre europee pronte a togliersi il cappello. Vittoriosa in Italia con tanti avversari che tremano e si appellano all’ignoto. Adesso, in queste otto partite finali, la Juventus potrà mostrare a tutti cosa serve a vincere. E dopo la sosta per le nazionali, con l’ambiente alleggerito dalla mancanza di Serie A e addolcito da qualche uovo pasquale, si riprenderà a macinare punti con più serenità di prima. La stessa serenità che ha portato ad una rimonta in soli 5 mesi, con primo posto annesso.

Perché la caccia alle streghe, forse qualcuno non lo sa, è finita da un bel pezzo.

Mattia Riccio (@MattRiccio11)

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