Juve, la fughetta continua, Atalanta K.O.

La figuraccia rimediata in Tim Cup, fine a se stessa perché non ha prodotto danni irreparabili, è stata prontamente metabolizzata dalla Juventus che, pur in capo a una prestazione molto ruminata, è riuscita ad aver ragione di un’Atalanta la cui incisività, comunque scarsa, si è palesata solo quando la capolista ha deliberatamente smesso di giocare.

La partita, noiosetta, a tratti pure irritante per i ritmi blandi e l’infelice ostentazione di errori tecnici plurimi commessi da entrambe le contendenti, ha sostanzialmente avuto due volti e una costante: la linea di demarcazione tracciata dal goal che ha infranto la parità iniziale e il disagio costituito dalla presenza nella formazione bianconera di Pereyra che, rassicuriamo famigliari, amici e conoscenti, è stato davvero visto in campo, nonostante l’indiscutibile impegno profuso per non farsi notare.

Al di là della virtuale inferiorità numerica imposta dal tucumano e di un assetto tattico reso obbligatorio dall’indisponibilità di altri centrali difensivi, alla Compagnia dell’Acciuga, pur passeggiando, sono bastati ventiquattro minuti per deflorare il perimetro orobico, per altro con l’uomo meno incline a detta bisogna, che però meritava da tempo la soddisfazione di leggere il proprio cognome sul tabellino dei marcatori: Andrea Barzagli da Fiesole, in arte “The wall”; proprio lui, direbbe Piccinini, quello preposto a disinnescare la baldanza ostile, mica a incenerirne le spoglie!

Fino a quel momento, complice anche l’incapacità bergamasca di interdire le linee di passaggio zebrate, la supremazia dei visitors era stata netta e inequivocabilmente sorretta dalla buona ispirazione del “Sivorino”, dalla combattività di Mandžukić e da un ottimo approccio alla gara di un Pogba, che poi si è progressivamente incartato nella sua smania di miracol mostrare, sino a spegnersi.

barzagli atalanta juve

La fiaccola dell’orgoglio francese è stata comunque riaccesa successivamente da Lemina che, subentrato al trequartista fantasma, ha posato la pietra tombale sull’esito dell’incontro e sgravato gli animi da un’apprensione via via più insistente, con una giocata assolutamente deliziosa e degna del connazionale più celebrato.

Tra una rete e l’altra, Madama si è rannicchiata nei propri appartamenti cercando di gestire il risicato vantaggio, senza però ingegnarsi più di tanto per mettersi al riparo da cattive sorprese.

Poca cattiveria e l’onere delle ripartenze totalmente accollato al solito picchiatissimo Dybala; ma precisato che il magnifico mutuo soccorso generale organizzato allo scopo di mantenere intonsa la porta di Buffon non era giustificato dallo spessore di una “Dea” rinvigorita nel coraggio più dalla rinuncia juventina a giocare che dai cambi operati da Reja, l’impressione dello scriba è che la preoccupazione di migliorare il record del Gigione esasperi oltre misura la già carente capacità di gestione del gioco, che per la natura notoriamente prudente del tecnico in carica, pende già di suo verso un esagerato conservativismo.

Era comunque esiziale rimodulare le distanze in classifica e testare quanto la lunga rincorsa e l’annesso, copioso accostamento di elogi che l’hanno accompagnata, avessero fiaccato la resilenza di un gruppo che sarà chiamato, nel breve, a sfoderare prestazioni di ben altra portata se non vorrà vanificare quanto di buono prodotto negli ultimi mesi.

Sin dal prossimo appuntamento s’imporrà infatti la riproposizione di quel tremendismo che la commistione di stanchezza e superficialità ha debilitato, giacché il Sassuolo, unica avversaria del torneo in corso non ancora battuta dalla Juventus, è in un periodo di grande spolvero e approderà allo Stadium con tutte le migliori intenzioni di potersene andare fregiandosi ancora di tale riconoscimento.

Sarà quindi cosa buona e giusta sgomberare la mente da ogni perniciosa influenza che le vigilie di coppa ( quella vera, l’unica che conta ) possono indurre, basti ricordare la trasferta di Bologna… e focalizzarla sull’obiettivo realmente, realmente, realmente raggiungibile. I sogni distraggono e tendono a sminuire il valore di quello che si ha sottomano, oltre a intiepidire il dovere di conservarlo; non è il caso, non ora.

Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )

Impostazioni privacy