Atalanta-Juventus, l’analisi tattica: bianconeri più forti anche del “catenaccio”

Ma chi giocava in casa?“. Ogni spettatore televisivo, davanti ad Atalanta-Juventus, oggi pomeriggio avrà certamente avuto modo di porsi questa domanda. Analizzare tatticamente il match diviene piuttosto facile, considerando l’atteggiamento in campo degli uomini di mister Allegri. Tanto possesso, passaggi semplici, nessuna fretta di gettare via il pallone. I nerazzurri, schiacciati dalla rete di fraseggi juventina, sono rimasti intrappolati nella gabbia da loro stessi creata. Contro i bianconeri non funzionano i tradizionali “catenacci”, nei quali mezza formazione gioca rintanata a ridosso della propria area di rigore. Prima o poi il gol lo subisci giocando così.

Paradossalmente, le segnature targate Barzagli e Lemina traggono origine da episodi singoli più che dalla coralità. Eppure, quando la concentrazione viene applicata a qualsiasi gesto tecnico-tattico, spesso emerge quello spiraglio decisivo che determina “lo spunto della spunta”, parafrasando Luciano Ligabue (“Una vita da Mediano”). Lo schema è semplice: Marchisio allarga sulle fasce per Evra o Litchsteiner; Pogba e Khedira, dal canto loro, duettano con Dybala e Mandzukic lungo la trequarti. Pochi gli sbocchi, però, grazie al muro difensivo eretto da De Roon, Paletta e Masiello.

barzagli

La “Dea” copre bene gli spazi senza lasciare neanche una mollica agli avversari, sebbene – da parte loro – ciò non coincida affatto con ripartenze o contropiedi. E anche qualora siano emersi dei timidi tentativi, apparivano comunque disordinati e poco incisivi. Chiaro che, in circostanze del genere, al minimo errore una grande squadra ti punisce. Coesa, coerente, rocciosa e soprattutto cinica. Sì, questa Juve può davvero far male a chiunque. Persino al Bayern Monaco.

Paolo Panico

 

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