Da terzino bidone a migliore in Serie A. La rivincita di Alex Sandro e della Juventus

Esiste ruolo più delicato del terzino nel calcio? Forse no. Che sia destro o sinistro, infatti, un esterno basso che non risulti una mera comparsa e che non si perda nei meandri della mediocrità deve possedere due caratteristiche imprescindibili: corsa e piedi buoni.

Il momento in cui d.s., osservatori e collaboratori navigano in mezzo al mare di screening dei “profili”, come se avessero tanti curriculum per le mani, diviene dunque estremamente importante specie se tra i ruoli ricercati vi è proprio quello del terzino, difficile da ricoprire con un nome all’altezza anche al netto di potersi permettere una spesa ingente per l’acquisto. Questi giocatori del resto rappresentano merce rara e, quelli buoni, come in un gioco di carte collezionabili vanno a ruba perchè ambitissimi, mentre chi li ha già bada bene a tenerseli stretti. Immaginate, dunque, le aspettative che popolo bianconero e non avranno avuto su Alex Sandro, esterno basso di sinistra dei bianconeri, prelevato dal Porto durante il mercato estivo per la non modica cifra di 26 milioni di euro.

Un classe ’91 per cui Marotta è arrivato a sborsare una cifra tutt’altro che irrisoria, per giunta ad un anno dalla scadenza del contratto che legava il brasiliano alla squadra lusitana. Aspettative che, alla luce di ciò, ci impiegano davvero poco ad impennarsi, e che vengono tramutate dalle menti sognatrici, ma anche impazienti, fin da subito nelle immagini di un nuovo Maicon. Insomma, neanche il tempo di concedere il dovuto ambientamento alla nuova realtà, alla nuova città, ai nuovi compagni, ai nuovi allenamenti e, soprattutto, ai nuovi schemi tattici. Complice la partenza ad handicap della Juventus, Alex Sandro ci mette poco a venire etichettato come bidone di lusso, considerate le tante panchine a beneficio di Evra. Poi l’esordio con la maglia bianconera in casa, nel match contro il Chievo. Un pari mortificante rappresenta l’epilogo della gara per Madama ma, per il numero 12, l’occasione si tramuta in un segnale incoraggiante. Sandro fa intravedere buona corsa, affiancata da una certa intraprendenza e sicuramente condita da piedi buoni. Non basta però, specialmente nella Serie A divenuta patria dell’esasperazione tattica. Nel campionato italiano dove quasi non è importante saltare l’uomo quanto saper giocare a scacchi.

Ed ecco i dubbi dei più venuti a galla. Alex Sandro sembra avere una colpa: è brasiliano. Leggenda vuole che tutti i terzini carioca non siano bravi in fase di contenimento, perlomeno non allo stesso modo di come invece spingono. L’assenza di disciplina tattica viene imputata a prescindere, giudicata non completamente assente ma ad ogni modo lacunosa. Comunque grave da non trovare giustificazioni ad un esborso importante. Allegri lo rimette a sedere nella maggior parte delle partite successive all’esordio ed in Champions gli preferisce (specialmente nelle prime gare del girone) l’esperienza del veterano Evra. Ed anche qui il tifo bianconero si divide. “Di Sandro in fondo non ci si può fidare per gare così delicate/Allegri fa bene a non gettarlo in mischia ed a preservarlo”. Questo il pensiero discordante che si fa largo in un principio di stagione pieno zeppo di ogni interrogativo possibile.

Ancora una volta, però, ad avere ragione sarà il mister. Il tecnico della Juventus, difatti, protegge il suo gioiello come un ragazzino premuroso che non cede alla frenesia di utilizzare e spremere da subito il nuovo giocattolo, affidandosi ancora con piacere a quello “vecchio”. Il tempo del rimpiazzo gode dei suoi tempi del resto, e comunque dovrà passare prima dal naturale step dell’affiancamento. Quello che poi vige tuttora. Evra e Sandro insieme costituiscono il mix d’esperienza e freschezza al servizio della Juventus, formando complessivamente una fascia sinistra vicina ai caratteri della perfezione sotto molti aspetti.

Alex Sandro sorprende di partita in partita tutti, compresi coloro che conservano ancora un certo scetticismo. I suoi meriti? Tanti, che non si limitano alla corsa ed ai piedi buoni, di certo fondamentali per ambire al ruolo di terzino titolare in una grande squadra. Ma vanno oltre. A dispetto dei miti popolari sui terzini carioca, infatti, Sandro dimostra di apprendere velocemente gli assetti tattici impartiti da Allegri alla squadra, di conoscere perfettamente i ritmi di gioco e comprendere quando il momento diviene propizio per affondare il colpo o quando è bene restare in attesa per difendere. A quest’ultimo proposito matura abilità e precisione con le diagonali difensive, strappando spesso gli applausi dello Stadium anche per questo tipo di interventi. Determinante quando si tratta di offendere, in sole 13 presenze di campionato Alex Sandro ha già collezionato tre assist vincenti e due gol, realizzati a Udine (tiro a giro sul palo lontano) e a Verona contro il Chievo (in quest’ultima occasione cogliendo anche una traversa). La maglia numero 12 adesso ha conquistato tutti, compresi gli scettici, e sulla fascia sinistra dello Juventus Stadium, dopo soli pochi mesi dai dubbi e dalla perplessità rilasciate sul suo conto, adesso sfreccia il terzino più forte del campionato. Ecco perchè tutta quella fretta di accaparrarselo, Beppe.

Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)

 

 

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