Un tema in bianco e nero: ritorno alla normalità

E’ stata la settimana del ritorno alla normalità. Finita la rincorsa col piede sempre a tavoletta, culminata nel logico, e lo dico senza spocchia, sorpasso ad un Napoli ossessionato dal fiato della Juventus sul collo sempre più caldo. Il pareggio di Bologna sembra strano solo a chi pensa alla serie A come ad una Liga spagnola che, a detta di Mourinho, è uno dei campionati più noiosi del continente. In un campionato normale le prime della classe possono incontrare difficoltà sul campo degli emiliani, squadra piena di giovani di valore e di un tecnico che nella sua carriera ha temuto soltanto le pressioni eccessive fuori dal campo. Un tecnico che lo scorso anno ha battuto la Juventus guidando una squadra di calciatori senza stipendio e già retrocessi. Un tecnico che si è inventato un Bologna da zona Champions e che, non ha caso, le ha suonate al Napoli che all’epoca era la capolista. Il pareggio non mi fa inorridire, e ha lasciato soltanto un’esultanza effimera a Insigne ed i suoi compagni di pizzeria. La Juventus rimane in testa al campionato e questo, almeno negli ultimi anni, per noi è tornata ad essere la normalità. Di nuovo, lo dico senza presunzione.

L’EUROPA – La partita più double face che io abbia mai visto (e ahimè ho superato i 40 anni di frequentazione degli stadi) è stata quella contro il Bayern Monaco. Per un’ora i panzer tedeschi hanno sbatacchiato la Signora a piacimento, neanche il Barcellona in finale di Champions si era permesso tanto. Per mezz’ora invece improvvisamente lo Stadium è rimbombato dal ruggito della zebra dagli occhi feroci e non si capiva se era Mandzukic a infiammare di più la folla o i tifosi a prendere in braccio la squadra e inventare un’altra rimonta impossibile. Sia chiaro, il Bayern è probabilmente più forte e rimane oggettivamente il favorito, guai a pensare alla partita all’Allianz Arena come il terzo tempo dopo lo spettacolo in bianco e nero del secondo. Però bisogna ammettere che gli attributi che ha la squadra di Allegri ce l’hanno poche formazioni in giro per il continente. La Juve che gioca da Juve è normale che sia considerata una grande d’Europa. Perché lo dice Guardiola, e non solo a scusante della rimonta subita, e perché lo dicono i numeri delle formazioni italiane in Europa delle ultime stagioni. E non deve essere normale che non si arrivi fra le 8 migliori d’Europa in stagione. Su questa ritrovata intrigante normalità bisogna ora contare con rinnovato ottimismo, perché la squadra ha superato difficoltà, infortuni e, perché non ricordarlo, qualche episodio sfortunato senza mai lamentarsi. Perché con tre settimane di attesa c’è da consolidare la corsa allo scudetto, a partire da quella che, per i nostri avversari di domenica, è la madre di tutte le partite. E che, normalmente, la perdono.

Salvatore Arpaia

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