La banalità del calcio nostrano e la cultura della “sconfitta”

“Che brutto periodo per il calcio italiano”. Spesso si leggono certe frasi…

Brutto? E perché? Nel campionato nazionale abbiamo a disposizione solo tre posti per accedere alla Champions League e negli ultimi anni, chi si classifica terzo e deve affrontare i preliminari, spesso e volentieri li perde.

Questa è solo parte di un ragionamento più ampio. Ecco perché squadre che lottano ai vertici del campionato di Serie A, Napoli e Fiorentina, escono amaramente ai sedicesimi di Europa League contro delle squadre, rispettivamente Villarreal e Tottenham, che nei loro campionati stanno viaggiando al massimo per migliori risultati: il sottomarino giallo in corsa per la qualificazione in Champions, gli Spurs addirittura per il titolo Premier.

Si parla di sfortuna, di mancanza di stimoli, di organico corto. E magari qualcuno, facendo tanto turnover, si sofferma solo ed esclusivamente sulla corsa scudetto.

Praticamente, in Italia, si pensa sempre al proprio orticello: sia dal punto di vista sportivo sia dal punto di vista politico.

Ecco perché le altre leghe negli anni sono cresciute e la Serie A è rimasta inesorabilmente indietro.

L’unica società che ha dimostrato di avere lungimiranza è proprio la Juventus. E’ riuscita a lavorare a trecentosessanta gradi per raggiungere i più alti livelli. Vince in campo, vince nel fatturato, vince nella crescita, vince nella stima che gli altri club europei le riconoscono. Solo in Italia si ferma tutto ai risultati sportivi e si pongono banali quesiti.

La sfida Juventus-Bayern è stata un grande esempio per tutto il calcio nostrano. Sembra proprio che le parole di Marotta“Ci vuole un modello societario a cui ispirarsi per crescere ed esser forti” – descrivano la società bavarese.

L’intensità, la velocità di gioco che si è vista in quella partita non si vede da anni nel campionato del Bel Paese. Questo è il punto. Ci sono società che pensano agli episodi sfavorevoli, ci sono testate giornalistiche nazionali che parlano sempre e solo di arbitri, mai di gioco. Mentre in Italia si litiga per banali questioni, in altri paesi, per sviluppo delle politiche sul calcio, si corre.

La Juventus corre ed è un dato oggettivo:ha uno stadio di proprietà, entro il 30 giugno 2017 avrà il suo J Village, sta pensando a creare una catena di alberghi e ristoranti col marchio Juve.

In Europa sta cominciando a far pesare la propria politica di ammodernamento del sistema calcio. Questi sono solo alcuni punti di crescita societaria che stanno mettendo in atto Agnelli & Co.

In campo c’è un organico di livello internazionale, risultati e obiettivi sempre alla portata, mentalità sportiva nell’affrontare ogni avversario. Sul mercato si sta investendo su tanti giovani interessanti, soprattutto made in Italy.

Sarebbe un’ardua sfida presentare una società italiana che stia attuando i progetti, così come lo sta facendo la Juventus.

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(@carlocarillo)

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