Bologna-Juventus, la chiave tattica – Senza l’uomo tra le linee è tutto più complicato

Prima che i disfattisti travestiti da grandi intenditori di calcio alzino la voce, proviamo a ricordar loro che pareggiare in casa di una squadra in gran forma come il Bologna dopo quindici – 15 – vittorie di fila in campionato, è del tutto fisiologico. Soprattutto se alla vigilia di una grande sfida di Champions: d’accordo, ora il Napoli ha la possibilità del controsorpasso, ma la causa va ricercata nei problemi a monte (la falsa partenza in campionato) e non nella poco brillante prova del Dall’Ara. Sempre ai disfattisti travestiti da grandi intenditori di calcio, inoltre, andrebbe spiegato che nel calcio esiste anche la squadra avversaria, che seppur inferiore tecnicamente, può essere in grado di farsi valere in altra maniera.

IL DISPOSITIVO DEL BOLOGNA. Leggasi il perfetto 4-5-1 schierato da Donadoni, che ha cucito la partita perfetta: esterni bloccati, con Giaccherini e Rizzo pronti a raddoppiare Masina e Mbaye, con le perfette scalate centrali di Donsah, Diawara e Taider, con il pressing feroce portato a centrocampo dei due ragazzini di colore che ne faranno molta, di strada. Un imbuto centrale nel quale la volenterosa Juventus dei primi minuti si è ben presto smarrita: perché il punto forte dei bianconeri è il gioco tra le linee, fattore che questa volta è quasi del tutto mancato. Inoltre la velocità del possesso palla è ben presto diminuita, cosa che ha facilitato il compito al Bologna.

L’UOMO TRA LE LINEE. Soltanto al 36’ del primo tempo Pereyra è riuscito a prendere palla tra difesa e centrocampo e puntare: ma è tutto qui. Il rientro dell’argentino dal primo minuto non ha dato i frutti sperati, perché non è riuscito a catalizzare il gioco allargandosi troppo spesso sull’esterno. Risultato, spazi intasati e scarsa presenza in area di rigore, dalla quale sia Zaza che Morata tendevano troppo spesso a defilarsi. Lampante la differenza con la linearità del 3-5-2 dalle semplici ma efficaci direttrici di gioco sull’asse Bonucci-Dybala-Mandzukic: ma all’infermeria non si comanda.

IL 4-4-2. Nel primo tempo la Juventus ha attaccato in prevalenza a sinistra, con Pogba che era bravo a trovare spazi appoggiandosi sulle sovrapposizioni di Evra e sui movimenti a uscire (troppo…) di Morata. Poco peso dall’altro lato, dove Sturaro non ha mai attaccato lo spazio e Zaza ha avuto pochissimi rifornimenti. Nel secondo tempo con l’ingresso di Cuadrado si è passati all’ormai canonico 4-4-2, ma Donadoni è stato bravissimo a non abbassare eccessivamente il Bologna inserendo prima Mounier e poi Brienza, dando sempre uno sfogo al primo possesso di palla rossoblù. L’obiettivo di Allegri era una maggiore presenza sugli esterni e una maggiore vicinanza tra Zaza e Morata, ma l’atteggiamento poco aggressivo e le troppe imprecisioni sulla trequarti hanno fatto sfumare il piano del tecnico bianconero. Si dirà che la testa era al Bayern: no, la testa era a Bologna. Ma davvero pensavate che la avremmo vinte tutte?

Gennaro Acunzo

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