Evoluzione, duttilità e alternative che incidono: così è cambiata la Juve

Il progetto vincente che da sempre contraddistingue la Juventus a volte può incontrare qualche ostacolo nel corso degli anni, come avvenuto in questo inizio di stagione. Ormai è solo un brutto ricordo quel periodo buio in cui i bianconeri non portavano a casa risultati, ma soprattutto non fornivano prestazioni all’altezza.

CAMBIAMENTI ED EVOLUZIONE – Colpa dei tanti innesti (e giovani), colpa di uno stravolgimento tattico o forse di una sorta di sazietà in termini di successi non ci è dato saperlo, ma probabilmente è stato l’insieme di questi tre fattori a determinare il calo. La tattica ha giocato un ruolo chiave già dagli inizi del calciomercato, quando la dirigenza juventina era alla disperata ricerca di un trequartista di qualità. Di nomi ce ne sono stati tanti: Oscar, Draxler e per finire Hernanes, per colmare quel ruolo che nella squadra juventina era caduto un po’ in disuso dall’addio di Diego.

Tutto per assecondare le volontà del mister, che aveva visto, considerate le partenze e i nuovi arrivi, la possibilità di rendere al meglio con un equilibrato 4-3-1-2. Le prime apparizoni di Hernanes da juventino non sono state soddisfacenti nel ruolo di trequartista, tanto da suggerire ad Allegri il ritorno a un più collaudato 3-5-2, soprattutto dopo l’arrivo di due esterni di qualità come Cuadrado e Alex Sandro. Ovviamente, loro, insieme ai più difensivi Evra e Lichtsteiner, hanno permesso di trovare il giusto equilibrio con questo modulo.

DUTTILITÀ – Più volte l’allenatore livornese ha spiegato le grandi potenzialità di questo modulo con i giocatori a sua disposizione: si trasforma in una difesa a 4 con uno dei due esterni in ripiegamento difensivo, spesso Lichtsteiner, e lo shiftamento della linea difensiva verso sinistra, mentre in fase offensiva la spinta degli esterni garantisce una più ampia manovra alla squadra. I cambi a partita in corso possono aumentare o diminuire questa trazione offensiva, esasperata con la presenza contemporanea di Alex Sandro, che ha trovato anche un certo feeling con l’area avversaria, e Cuadrado, di cui conosciamo le caratteristiche tecniche già dai tempi della Fiorentina. Tuttavia la loro coesistenza può diventare un’arma a doppio taglio se non dosata bene, considerando che si perde qualcosa in fase di contenimento.

CAMBI DECISIVI – Con questo modulo la Juventus sembra aver trovato finalmente la quadratura del cerchio, ma il bello deve ancora venire. Infatti sono i cambi di modulo a partita in corso l’asso nella manica della Juventus targata Allegri. I numeri parlano chiaro: in ben 12 occasioni la squadra è andata a segno nell’ultimo quarto d’ora, quando a fare la differenza sono molto spesso i subentrati. I cambi segnano profondamente le partite e, oltre al consueto cambio in attacco, Morata o Zaza per Mandzukic, c’è quello sugli esterni, con Cuadrado e Alex Sandro pronti a fare la differenza. Questo non pregiudica, comunque, l’equilibrio della squadra, considerata la capacità dei giocatori in campo nell’adattarsi repentinamente a un cambio di modulo.

Un esempio lampante, neanche a farlo apposta, può essere fatto prendendo in considerazione il match contro il Napoli. Il coraggioso cambio Dybala-Alex Sandro ha portato la Juventus a giocare con una sorta di 4-2-3-1 con l’avanzamento di Pogba sulla trequarti, mentre in fase difensiva gli esterni di centrocampo si sono abbassati fino a formare un compatto 4-4-1-1. Curioso come lo stesso cambio (Dybala-Sandro) si ricorda nella partita vinta al 93esimo contro il Torino. Tanto per citare Adam Kadmon: “Coincidenze? Io non credo”.

Simone Marasi

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