Juve-Napoli, l’analisi dell’attacco: Zaza fa impazzire lo Stadium, i bianconeri conquistano il primato

La Juventus vince il “big match” dello Stadium contro il Napoli, con un goal di Zaza nel finale, e sorpassa gli “azzurri”, piazzandosi al primo posto in classifica. Per i bianconeri è la quindicesima vittoria consecutiva in campionato, numeri, da record, che ancora meglio testimoniano l’impresa compiuta dagli uomini di Allegri, capaci di completare una rimonta ai limiti dell’inimmaginabile. L’emergenza infortuni, soprattutto in difesa, con le assenze di Caceres e Chiellini, costringe il tecnico Massimiliano Allegri ad abbandonare il solito e collaudato 3-5-2, optando per un modulo diverso, il classico 4-4-2. In attacco è Alvaro Morata a far coppia con l’ormai insostituibile Paulo Dybala.

LA JOYA INARRESTABILE – Dybala è ovunque. Corre tanto, tantissimo, recupera palla in qualsiasi zona di campo, fa ripartire l’azione con velocità e precisione, funge, in maniera egregia, da collante tra il centrocampo e l’attacco bianconero. Velocità, tecnica e potenza: un mix perfetto che ha mandato in crisi la retroguardia partenopea. Da giovane speranza, dato da tutti come riserva di Morata e Mandzukic, la Joya argentina, si è imposto come leader e faro dell’attacco bianconero. Colpi di classe, tecnica sopraffina e giocate pazzesche, soprattutto nel corso del primo tempo: Dybala parla in campo un’altra lingua, quella dei fuoriclasse! La Juventus si gode il suo baby talento, la rimonta passa dal suo estro e il fantasma dell’Apache è sempre più lontano.

MORATA: IMPEGNO E POCO ALTRO – Partita di sacrificio quella di cui si è reso protagonista Alvaro Morata: l’attaccante bianconero ha lottato con il coltello fra i denti in mezzo ai centrali partenopei, con risultati però piuttosto scarsi. Lo spagnolo si impegna tanto, corre su molti palloni, prova a sfruttare una delle sue qualità migliori: la velocità. Morata non attacca quasi mai, però, lo spazio centrale, tende sempre ad allargarsi troppo, pestando i piedi, in più occasioni, al Pogba o al Cuadrado di turno, e costringendo il “povero” Dybala a fare gli straordinari. Lo spagnolo non incide come vorrebbe, ma la sua non è comunque una prestazione negativa. Manca, al momento, quel “quid” in più che farebbe dell’attaccante spagnolo uno degli interpreti migliori, in Europa, nel suo ruolo.

SIMONE ZAZA EROE DEL MATCH – “Je so’ pazzo” urlava Zaza, indicandosi la testa, dopo il goal nel derby contro il Torino in Coppa Italia. Simone è vero, lo sei, e va bene così. A Zaza bastano trenta minuti per diventare l’eroe del match. Trenta minuti in cui l’attaccante mostra tutte le sue caratteristiche migliori: è autore di una prestazione di sostanza, ferocia e cattiveria agonistica, non c’è un pallone sul quale non ringhia, non c’è un avversario sul quale non pressa. Zaza fa a sportellate con la retroguardia partenopea, richiamando anche i compagni per assisterlo nel pressing asfissiante. A due minuti dalla fine, dopo il gioco di sponde, botte e sacrificio, ecco la follia, la pazzia: fa partire, dal nulla, dal limite dell’area, un tiro potente che si insacca alle spalle dell’incolpevole Reina. Simone non ci crede, quasi non esulta, lo Stadium esplode e tutti gridano il suo nome. Zaza lancia un segnale chiaro al tecnico Max Allegri: è pronto per un posto da titolare. 

Dopo una lunga, ma eroica rincorsa i bianconeri conquistano il primato. La strada per il quinto scudetto consecutivo è ancora lunga, guai ad abbassare la guardia.

Luca Piedepalumbo

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