Che bella questa Juve che balla e si diverte

Sono passati pochi mesi, anzi poche settimane, dall’inizio terrificante di questa stagione calcistica. Un inizio sportivamente drammatico per la Juventus, che ha fatto segnare il record negativo storico della ultracentenaria storia di nostra (Vecchia) signora degli scudetti. Mai partenza peggiore dal 1897 in qua: 0 punti dopo due giornate, 5 dopo sei, frutto di alcuni scivoloni roboanti come la sconfitta alla prima in casa contro l’Udinese e i pareggi sempre interni contro Chievo e Frosinone. Dopo 10 giornate i punti erano soltanto 12 su 30 disponibili, la posizione di classifica quasi preoccupante essendo nella metà della cosiddetta metà di destra, il ritardo dalla vetta di addirittura 11 punti. Un ruolino di marcia da squadra che lotta per la salvezza, non certo da chi cerca il quinto scudetto consecutivo. Senza mezzi termini, un disastro. Attenuanti ce n’erano, e non poche: in primis, anche se a nostro avviso si è battuto fin troppo su questo tasto, la partenza di 3 giocatori cardine nell’ossatura della squadra, quei Vidal, Pirlo e Tevez che nelle ultime 4 stagioni (o 2 nel caso dell’argentino) avevano fatto le fortune di Conte prima e di Allegri poi; i nuovi, chiamati a sostituirli, non sembravano all’altezza o comunque, e secondo noi soprattutto, avevano inevitabilmente bisogno di tempo per inserirsi in meccanismi nuovi, spesso anche in mentalità nuove; i senatori per contro lasciavano intravvedere difficoltà impreviste e di vario tipo, dagli infortuni di Marchisio, non nuovo a stop precoci all’alba dei campionati, all’involuzione di Pogba, che in molti identificavano col “peso” di quel numero 10 forse troppo frettolosamente voluto sulle proprie spalle; invece che leader era quasi un peso per la squadra. Insomma, una specie di mix venefico che ha portato a quella partenza ad handicap. Il mister lo sapeva, lo diceva, lo ripeteva. E in pochi gli credevano. “Abbiamo bisogno di tempo, i nuovi si devono adattare, devono capire, e poi ci mancano giocatori chiave come Marchisio e Khedira”. Sì, Khedira: che per gli annali gioca nella Juve solo da questa estate, ma che un allenatore come si deve, e il nostro lo è, sa vedere lontano un miglio che tipo di giocatore sia, e può giudicarlo fondamentale anche senza averlo mai avuto in squadra. Quanta ragione avesse Allegri lo avremmo scoperto da novembre in poi. I musi erano lunghi, le interviste a denti stretti, dopo l’ennesimo tonfo di Sassuolo Buffon disse che a quasi 40 anni non aveva intenzione di fare certe figure in giro. Sembra che stiamo parlando di un altro campionato, giocato anni fa. E invece no, tutto questo succedeva a fine ottobre. Da lì in poi l’inserimento della marcia corta, quella da scalata, quella da arrampicata per andare sulle salite più ripide. Passo dopo passo, partita dopo partita, le cose si sono sistemate. Marchisio e Khedira sono rientrati, Pogba, aiutato dalla presenza di due colonne al suo fianco, è tornato protagonista e ha riacquistato fiducia nei suoi enormi mezzi tecnici, l’inserimento di Dybala si è completato alla grande, Mandzukic ha iniziato a segnare gol pesantissimi. Il pubblico è stato riconquistato e adesso la squadra scende in campo con una consapevolezza diversa, o se preferite con quella di sempre ad eccezione dei primi due mesi di quest’anno: quella di essere forti. Magari non i più forti, ma forti abbastanza da iniziare la partita sapendo che a prescindere da chi c’è davanti la si può vincere. E adesso i musi lunghi e cupi sono diventati sereni e sorridenti, c’è di nuovo cattiveria nei contrasti, nelle giocate, anche e soprattutto nell’approccio alle partite. La Juve scende in campo con la voglia di vincere e non con la paura di perdere. La normalità, sì, minata però da qualche giornata di incredibile e impensabile insicurezza. Le interviste a fine partita sono di tutt’altro rango, Buffon da vero leader ancora si dice non soddisfatto del secondo posto perché adesso siamo secondi e non più tredicesimi, ma la Juve deve stare davanti a tutti. Lo spogliatoio è più unito che mai, sui social compaiono a ripetizione foto dei ragazzi che a rotazione fanno le foto tutti con tutti, la “Dab dance” di Pogba sta coinvolgendo davvero tutti, merito anche della ritrovata via del gol di Paul che gli consente ultimamente di esultare (e ballare) più spesso. Se è vero come è vero che persino il Presidente Agnelli in un’occasione speciale come la premiazione del Pallone d’oro e del “Team of the year” ha fatto la foto in posizione “dab” col nostro numero 10, allora si vedono le unità di intenti di una società intera che va dalla cima dirigenziale al singolo tifoso sugli spalti. Non solo il Presidente, persino Allegri domenica sera alla “Domenica Sportiva”, con un sorriso larghissimo merito del nono successo consecutivo ottenuto contro la Samp e della seconda posizione raggiunta, si è dilettato in diretta insieme agli “Autogol” nella danza.

A noi tifosi e appassionati non resta che goderci questa Juve ritrovata, e un pochino ci viene da dire: “ve lo avevamo detto”. La squadra adesso diverte e si diverte, balla per esultare e persino il Bayern sembra fare un pochino meno paura.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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