Organizzare il futuro – Il punto sui vertici della Primavera juventina

Il calcio è più complicato di quanto possa sembrare a un osservatore superficiale. I gruppi vincenti, infatti, non dipendono soltanto da giocatori e tecnico, ma anche dalla dirigenza, dalla società, spesso concetto astratto, ma che incide in maniera pesante sui risultati della squadra e sulla sua costruzione. Il discorso, naturalmente, è valido anche quando dalla prima squadra si scende alle giovanili, che hanno una proprio coordinatore una propria organizzazione interna.

Parlando dell’organizzazione del settore giovanile juventino, come si può definire il 2015? Decisamente positivo, ma partiamo dal limite più superficiale: i giocatori portati in prima squadra sono pochi. Vitale ha collezionato due presenze, Macek, Clemenza, Romagna, Audero e Parodi hanno assaggiato qualche panchina e un po’ di preparazione estiva, più Pellini e Morselli, convocati più per emergenza che per altri motivi. La colpa non è né della qualità dei ragazzi, né dell’organizzazione interna bianconera, ma del sistema in generale. Il calcio italiano, infatti, non è pronto per vedere dei ragazzi in prima squadra, a meno che non si tratti di fenomeni, che hanno comunque tanto da penare. Non è un discorso semplice da affrontare, ma sicuramente le colpe non sono da attribuire a Cherubini e ai suoi soci.

Parlando di risultati, il 2015 non è stato indimenticabile, ma ha posto le basi per un 2016 importante. La Primavera è stata costruita con criterio e seguendo stabili linee guida, con mosse azzeccatissime a gennaio e un’estate tutto sommato priva di movimenti importanti, perché già ci si era mossi con saggio anticipo. Segnali di lungimiranza che da sempre contraddistinguono la Juve in tutti i settori. E nell’anno nuovo si dovrà assolutamente continuare così, soprattutto considerando che la prossima stagione ci saranno cambiamenti di un certo livello da apportare nella rosa.

Le ultime mosse, da Kairinen (quasi bianconero) ai colpi Tello e Favilli della scorsa stagione, confermano che gli osservatori sono attivi, anche se forse sarebbe da potenziare la presenza nel mercato sudamericano, da sempre fucina di grandi talenti, che poche volte transitano in bianconero prima di esplodere e questo può essere un limite.

La certezza è che la Juventus quest’anno deve portare a casa un trofeo, o comunque giocarsela fino all’ultimo.  Anche a livello giovanile, è arrivato il momento di vincere, sebbene la crescita sia sempre l’obiettivo principale. Tante delle critiche piovute in questi ultimi anni derivano proprio dall’assenza di coppe in bacheca e siamo certi che, con un trofeo in mano, l’analisi di molti cambierebbe drasticamente.

Edoardo Siddi

Impostazioni privacy