SJ Rewind, il 2015 bianconero: l’illusione della SuperJuve e quel record subito battuto

Un anno nel segno della vittoria, come nel classico stile Juve. Questo è stato il 2015 bianconero: il quarto Scudetto di fila, la decima Coppa Italia, una Supercoppa e una finale di Champions League raggiunta dopo anni di assenza, ma anche una rivoluzione, un inizio di campionato difficile e la rinascita, ancora in atto. SpazioJ ripercorre i dodici mesi della Signora: è l’estate della rivoluzione bianconera, dopo la finale di Champions. Partono mostri sacri, come Pirlo e Tevez, e arrivano tanti nuovi elementi, Dybala in primis.

ESTATE DIFFICILE“Non sarà semplice”, dicono alcuni. E il pre-campionato sembra dare loro ragione: si parte subito con una sconfitta contro il Borussia Dortmund e la vittoria di misura contro il Lechia Danzica non tranquillizza. Tanto più che viene seguita da un’altra sconfitta, contro il Marsiglia, appena una settimana prima della Supercoppa italiana.

UN NUOVO INIZIO – All’appuntamento dell’otto agosto, quindi, la Signora non si presenta con l’abito migliore. È la prima della nuova Juve, con Pogba all’esordio da numero dieci e senza Pirlo e Tevez. Dybala non parte dal primo minuto, per far spazio a Coman, che qualche settimana dopo andrà al Bayern Monaco. C’è Mandzukic, ma per il resto non ci sono poi tantissimi volti nuovi.

A Shangai, il terreno di gioco – ma pure le riprese televisive – è quello che è. E il gioco, inevitabilmente, ne risente: il primo tempo si risolve in uno sterile possesso palla della Lazio, che non riesce a rendersi pericolosa. Nella ripresa, invece, la musica cambia: Pogba, prima, serve Mandzukic, che sciupa a tu per tu con Marchetti, e poi prova la conclusione personale, a lato di un soffio.

Allegri, nel mentre, inserisce Dybala al posto di Coman. Ma è Sturaro, al 24′, a cacciare il coniglio dal cilindro: cross preciso per la testa di Mandzukic, che sovrasta Basta e insacca. E, pochi minuti dopo, Dybala chiude la pratica: servito da Pogba, che approfitta di un regalo di Onazi, trafigge il portiere avversario con una sassata. La Supercoppa viene decisa dai nuovi acquisti, ma l’illusione che sia tutto come prima dura poco.

UNA PRIMA STORICA – Quindici sono i giorni che passano tra la Supercoppa e la prima di campionato, contro l’Udinese. Ancora una volta, Dybala parte dalla panchina, come Alex Sandro, arrivato da pochissimo. Quel debutto in campionato sarà, a suo modo, storico: per la prima volta, la Juve stecca la prima in casa.

La prima frazione non entusiasma. L’Udinese pensa a difendersi, mentre la Juve non incide più di tanto: Coman e Pereyra non riescono a impegnare Karnezis, mentre Lichtsteiner lo obbliga a un intervento non semplice, che però non ha conseguenze. Il secondo tempo, invece, sembra sorridere alla Juve: è solo un super Bruno Fernandes a togliere la palla a Pereyra vicino alla porta, mentre un assist perfetto di Dybala è sprecato da Pogba, che s’intestardisce nei dribbling in area.

Ma la beffa è dietro l’angolo, ben nascosta. L’Udinese, fino a quel momento spenta, riparte: dall’out destro, parte il cross di Kone, entrato al posto dell’infortunato Badu, che trova Thereau, lasciato solo sul secondo palo. Il francese, grazie alla disattenzione della difesa bianconera, la mette dentro. A poco servirà la reazione juventina, che sbatterà contro il muro dei friulani.

VOGLIA DI RIVALSA – S’invoca quindi il pronto riscatto, contro la Roma. Ma le reti di Pjanic e Dzeko lasciano i bianconeri a bocca asciutta, anche se il finale lascia ben sperare: un sussulto d’orgoglio ha prodotto il gol della bandiera, firmato da Dybala. La Signora, però, batte un altro record negativo: dopo più di cento anni, perde le prime due di campionato. La musica non cambia contro il Chievo: è solo l’ingresso di Cuadrado, che si guadagna il rigore trasformato da Dybala, a dare la sveglia ed evitare la terza sconfitta di seguito.

Felice Lanzaro (@FeliceLanzaro)

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