La triste vicenda dello Sporting Locri – La squadra di calcio a 5 femminile costretta a chiudere i battenti dalle minacce

Tanta indignazione. E’ questo l’amaro sentimento provato in queste ore a Locri, cittadina della fascia jonica calabrese situata in provincia di Reggio Calabria. Il motivo è sconcertante e, purtroppo, non nuovo a questa terra: minacce. Stavolta, però, soggetto del vile atto non è stata un’attività commerciale, uno scomodo magistrato oppure un politico non ancora corrotto, ma la squadra di calcio a 5 femminile della città: lo Sporting Locri.

Difatti, a causa delle minacce ricevute dal presidente Ferdinando Armeni, la società calabrese è stata costretta a chiudere i battenti, perlomeno per il momento. Persino il sito internet della squadra è stato chiuso, ed all’accesso ora si legge questo: “Chiuso per dignità”. Le intimidazioni, peraltro, sono state rivolte anche alla famiglia del presidente Armeni, oltre che ad altri dirigenti del club amaranto. Dunque, a conti fatti, è naturale che la domanda sorga spontanea: vale davvero la pena di mettere in pericolo il quieto vivere di onesti cittadini per quello che, a detta dello stesso presidente dello Sporting, rappresenta“solo un hobby, una passione dello sport calcistico”?. Forse no, perché l’affetto dei propri cari e la loro serenità sono certamente condizioni da tutelare ad ogni costo, anche se per farlo c’è stato da arrendersi a vigliaccherie come queste. Del resto lo Sporting Locri è soltanto una squadra di calcio, che tra l’altro stava contribuendo a dare lustro in ambito sportivo all’intera Locride, arrivando a giocare il campionato di Serie A femminile di calcio a 5 e stazionando, nel corso dell’attuale stagione, a metà classifica del girone B. E, per una società nata appena nel 2010, quello di essere considerata come la squadra rivelazione del torneo era considerato decisamente un risultato lusinghiero. Premio morale alla dedizione ed al lavoro svolto in questi sei anni.

I FATTI – “E’ ora di chiudere questo Sporting Locri. Andate via!”. Questo il primo avvertimento, abbastanza chiaro, scritto in un bigliettino. Il secondo, invece, ritrovato il 23 dicembre sull’auto di Armeni in direzione del seggiolino utilizzato per la figlia, recitava così: “Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso. Resterai a terra come queste ruote…chi si siede qui solitamente?”. Queste ultime parole, infine, sono state accompagnate da un gesto vile quanto significativo: ovvero il foro apportato ad uno dei pneumatici della vettura, parcheggiata nelle vicinanze dell’attività commerciale dello stesso presidente (fonte La Repubblica). Le sue dichiarazioni rilasciate in seguito a tal proposito sono state di resa e sconforto: “Siamo rammaricati di dover chiudere dopo sei anni di attività, bella ed entusiasmante, che ci hanno consentito quest’anno di diventare la squadra rivelazione del campionato nazionale di serie A. Non riusciamo a capire quali interessi ci possano essere da parte di chi vuole ostacolare un’attività sportiva, unica realtà del genere in Calabria. Siamo basiti dal momento che il nostro è solo un hobby, una passione per lo sport calcistico. Non è accettabile che si possa correre il rischio di poter essere colpiti anche nei nostri affetti più cari. Certo, può darsi che si tratti di una bravata, ma davvero non ce la sentiamo di andare avanti come se nulla fosse accaduto”. La solidarietà espressa allo Sporting Locri dai locresi attraverso i canali social è stata calorosa. Del resto anche i cittadini restano vittime delle minacce, anche se in maniera indiretta. La stragrande maggioranza della popolazione della Locride difatti è onesta e, nelle prossime ore, potrebbe pagare caro con la perdita di una bella realtà sportiva, oltre che con l’addio alla Seria A femminile di calcio a 5 presente oggi in Calabria grazie alle ragazze allenate da mister Lapuente.

Tuttavia, Ferdinando Armeni ha aperto a chiunque volesse rilevare il club, persino a costo zero, come rivelato all’Ansa: “Ringrazio tutti per la vicinanza ed il sostegno che ci hanno dato in questi giorni, anche inaspettato. Ma la serenità non c’era prima e non c’è ora per cui non torno indietro. Se qualcuno è disposto a rilevare la società la cedo gratis. Con gli altri soci ci confronteremo nei prossimi giorni per la decisione. La vicinanza va bene, ma la situazione è più ampia. Tra l’altro ci sono anche dei tempi tecnici per cui entro l’anno dovremo verificare il da farsi, anche per dare moto alle ragazze di trovare nuove squadre. Lo Sporting Locri ha anche un valore patrimoniale ma sono disposto a cederla a costo zero. Sarei contento se qualcuno la volesse”. 

LA VICINANZA DELLE ISTITUZIONI – Ha destato preoccupazione e indignazione in tutto il territorio nazionale la triste vicenda dello Sporting Locri. Lo dimostrano i numerosi atti di vicinanza e solidarietà espressi da addetti ai lavori come il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Antonio Cosentino e dal presidente della Divisione Calcio a 5 Fabrizio Tonelli, ma specialmente dal presidente della Figc Carlo Tavecchio che ha proposto: “Vergogna, porteremo a Locri le azzurre del calcio a cinque per testimoniare la nostra solidarietà. Il calcio italiano è unito contro la violenza e contro la vergogna di chi attraverso la minaccia non vuole si faccia sport. Andremo in Calabria con le azzurre del calcio a 5 per testimoniare tutto il nostro sostegno.” (Ansa). Al coro si unisce anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, che dichiara: “Locri deve giocare. Il 10 gennaio voglio vedere le ragazze in campo (al PalaSport di Locri contro la S.S. Lazio, ndr). Lo sport italiano è al fianco della società e delle atlete che non devono assolutamente cedere a questi vergognosi gesti.” (Tuttosport)Anche il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, ha manifestato solidarietà attraverso un lungo post apparso nella giornata di Santo Stefano sulla propria pagina Facebook. Infine, anche il capitano della nazionale femminile Patrizia Panico ha voluto esprimere la sua vicinanza allo Sporting Locri e l’invito a non mollare: “La migliore risposta a simili nefandezze è quella di non mollare e oltre che essere dispiaciuta per quanto successo penso anche alle mie colleghe che escono ancora più penalizzate da questa vicenda, non potendo più fare affidamento sul campionato e sui rimborsi. Io direi loro di non ritirarsi, ma di giocare semmai in altre città, dove troverebbero accoglienza e tifo. A parte questo, mi piacerebbe che la giustizia svolgesse il suo ruolo, perché tutte queste piccole attività non si possono lasciare alla gestione individuale che poi deve confrontarsi con la criminalità organizzata. Lo Stato deve intervenire”. (La Repubblica).

NON SOLO LO STATO – Non solo lo Stato può essere, però, considerato come la medicina ai mali generali della Calabria. E’ la solita, vecchia storiella ripetuta nel tempo. Al di là dello sgomento che la fresca vicenda legata allo Sporting Locri ha generato. Prima di tutto, c’è da affermare che la panacea per ogni cancro insito nel tessuto sociale calabrese (ma non solo), è certamente rappresentata dalla cultura. La cultura che apre le menti, che rende liberi di pensare e agire secondo le vie tracciate dalla legalità e che debella gesti del genere appartenenti soltanto ai retrogradi. Rappresenta il primo passo, necessario da compiere. Locri, del resto, è stata culla di civiltà in virtù della colonizzazione dei greci – questi ultimi considerati i padri della democrazia che ha reso il comportamento dell’uomo differente da quello delle bestie – risalente al VII secolo a.C.

Platone definì Locri come “Fiore dell’Italia per nobiltà, ricchezza e gloria delle sue genti”. Faccia in modo, la parte sana della città, di vivere secondo una citazione che oggi, più che mai, rappresenta l’orgoglio ed al tempo stesso la salvezza dai gesti di pochi isolati “sciacalli”. Così come vengono definiti dallo stesso Armeni gli autori delle minacce. Dopo le condanne adesso tocca alle reazioni. C’è da salvare lo Sporting Locri ed una realtà sportiva che ha portato ai massimi livelli il nome della regione. Si potrebbe (ri)partire da qui.

Rocco Crea (@Rocco_Crea)

 

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