Da Buffon a Dybala, passando per Sturaro: le risposte della Juve, nonostante la beffa. Ora avanti senza paura di contraccolpi…

Il giro di boa si è trasformato in un giramento di stomaco. Di quelli che puniscono la tua ingordigia quando meno te l’aspetti, e che appena possono ti si rivoltano contro. Senza preavviso, ovviamente. A Siviglia, la cena è indigesta. E condita con beffe d’ogni tipo: il gol dell’ex – regalato senza un perché -, la prima sconfitta europea dell’anno, quel primo posto sfumato sul più bello. Ah, per la cronaca: all’Etihad ha vinto il City. Di rimonta, dopo esser stato recuperato dal Borussia in seguito al vantaggio iniziale. Per intenderci: la dea bendata, quella malvolentieri prestata al calcio, non è che proprio volteggiasse dalle parti del Sanchez Pizjuan.

CERTEZZE – O meglio, mettiamola così: non è che avesse al collo la sciarpa bianconera. E nemmeno addosso la maglia di Morata, ecco: magari, così, forse, si potrebbero spiegare tante cose. Che tuttavia continueremmo di certo a non comprendere. Un po’ come risulta incomprensibile la terza (o quarta) giovinezza di Buffon: più attento, infinitamente sicuro. Oltre qualsiasi altra cosa, incredibilmente vispo: perché passi la leadership, passi anche la bravura tra i pali. Ma non passi in sordina la reattività, specialmente a quasi 38 anni. Quel colpo in allungo su Llorente? Straordinaria istantanea volta a spiegare la nuova, vecchia fiamma che gli brucia dentro. Vent’anni sulla cresta dell’onda e da incubo degli avversari: in fondo, un altro bel motivo da cui ripartire.

DYBOOM – Perché è questo il prossimo step: riprendere quota attraverso le certezze. Che sia Buffon, che sia la linea difensiva. O che sia proprio Paulo Dybala: talento cristallino e ormai crack consolidato dell’intero panorama calcistico europeo. Manca ancora il gol oltre i confini, vero: ma di questo passo è solo una questione di tempo. Quella traversa va presa come emblema di un’intera serata storta: partita male, finita peggio. E anche come esempio massimo dell’inizio di stagione di Paulo: che si è ambientato, ha lavorato. Quindi si è ritagliato un posto importante. Ora serve fare quel passo in più per diventare indispensabile: il gol, appunto. Metaforico e non. Così da non limitarsi ad una legnata, per quanto clamorosa.

DIVENTARE GRANDE – Ecco: a proposito di legnate. In mezzo al campo c’è chi ne ha date tante, o almeno molte di più di quanto ne abbia ricevute. Però l’ha fatto correndo, lottando, giocando. Da Sturaro, insomma. Molto più di un semplice tagliapietre. E molto meno lezioso, e tremendamente più efficace di Paul Pogba. Che contro il collega di reparto perde la sfida sotto tutti i punti di vista: intensità, importanza tattica e carisma. Non male per il ragazzino venuto da Genova con l’etichetta di scaldapanca. Ora diventato a tratti indispensabile. Perché con una Juventus così forte qualitativamente, c’è un incredibile bisogno dei suoi break a centrocampo e dei suoi raddoppi. Quindi, pure di un paio d’inserimenti. Eccola, l’ultima trovata del sanremese: partire da dietro e bucare le difese avversarie. Vi ricorda qualcuno?

Cristiano Corbo

 

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